Quando viene posta la seguente domanda al commercialista:

ma se io registrassi il mio marchio potrei pagare meno tasse?

capisci subito che il cliente si è ampiamente documentato – oppure ha sentito parlare – dei tanti trucchi che in rete vengono proposti ai clienti per pagare meno imposte.

E il pensiero che assale sempre il cliente è: ma perché il mio commercialista non me ne ha mai parlato?

Proviamo a dare una risposta cercando di capire cos'è il marchio

Il marchio aziendale è il simbolo di riconoscimento della propria azienda e dei propri prodotti o servizi. Serva a far collegare al consumatore l’azienda produttrice con i propri prodotti e per molti clienti rappresenta una garanzia di sicurezza e affidabilità.  Il marchio aiuta e sostiene le vendite.

Cosa si legge in rete

L’esempio che si trova spesso nei libri, nei webinar e nei siti degli “esperti” commercialisti della rete è il seguente:

Se tu hai un’azienda registra il tuo marchio e poi dallo in uso all’azienda che scaricherà il costo. In questo modo avrai una tassazione ridotta perché godrai di una riduzione del 25% di quanto incassi.

Tra le tante cose, ho letto anche il suggerimento di fare questa procedura per un’azienda individuale, nel caso specifico un bar, dove si spiegava che l’imprenditore doveva registrare il marchio – in quell’occasione “Bar Sport” – e poi affittare il marchio all’azienda individuale. Il che giuridicamente è un orrore.

Perché è un errore? Perché il contratto di concessione del marchio nell’impresa individuale non si può fare, dal momento che una persona fisica non può fare un contratto con se stessa. Le parti di un contratto, per legge, non possono essere la stessa persona.

E se il bar sport fosse una società?

In questo caso si può fare quanto suggerito, e cioè registrare il marchio a nome di un socio (o dei soci) e fare quindi un contratto di licenza alla società che in cambio pagherà royalties ai soci.

Ma quanto può valere l’uso del marchio per un bar che ad esempio fattura 150 mila euro all’anno? O per un'azienda meccanica che fattura un milione di euro l’anno?

La risposta è che occorre valutare il marchio. Poi occorre spendere consulenze e tasse per registrare il marchio con i relativi costi e infine fare il contratto di licenza.

La valutazione del marchio è comunque il momento più importante e va fatto in modo ragionato per determinarne sia il valore che l’importo delle royalties.

Innanzitutto, occorre capire se il marchio aziendale è davvero un marchio e ha un valore.

Se la denominazione della società coincide con il cognome dei soci, ad esempio Officina Meccanica Rossi e Bianchi S.r.l., è evidente che il marchio vale ben poco. Se poi non riusciamo a provarne l’uso ancor peggio. Il marchio ha tanto più valore quanto più è possibile dimostrarne la longevità.

Occorre avere le fatture del grafico all’inizio dell’utilizzo per provarne l’età così come un fatturato e una diffusione territoriale sufficiente per dimostrarne l’utilità allo sviluppo delle vendite.

Facciamo un esempio pratico

Supponiamo che il marchio di un’azienda commerciale, che possiede alcuni punti vendita e che fattura 2 milioni di euro, possa realmente giustificare una royalties del 2% delle vendite e quindi royalties per 40 mila euro all’anno.

Se così fosse avremmo un risparmio fiscale pari alla deduzione del 25% sulle royalties pagate ovvero

40.000 x 25% = 10.000 euro

La tassazione in capo alle S.r.l. è del 27,9% e quindi il risparmio fiscale sarà di 2.790 euro all’anno. Siccome per la perizia inziale, il deposito e il contratto di licenza sono stati spesi 10.000 euro, sarà possibile rientrare dalla spesa in 4 anni. A meno che non si voglia applicare una percentuale di royalties più elevata.

Se ragioniamo sul reale risparmio fiscale, però, la riduzione del 25% delle royalties si ha quando il percettore è chi ha realizzato il marchio. Dobbiamo quindi escludere chi ha comprato un’azienda con un marchio già presente, che dovrà tassare le royalties nella sua dichiarazione dei redditi dove avrà una tassazione a scaglioni progressiva e quindi spesso ben superiore, anche dopo l’abbattimento del 25%, a quella “flat” della S.r.l. che è pari al 27,9%.

Le royalties sui contributi si pagano ?

In rete si legge anche che sulle royalties non si pagano i contributi. Questo è vero, ma i contributi non sono soldi gettati via. Vanno sul monte contributivo della pensione e poi sono detraibili dalle imposte. Meglio pagare qualcosa in più di contributi che pagare delle imposte.

Concludendo

L’uso del marchio in licenza va utilizzato quando davvero si prende in licenza un marchio di terzi per sviluppare il proprio business e non solo per un aleatorio risparmio fiscale.

Anche se il motto degli esperti in rete è “soluzione fiscalmente inattaccabile” espone comunque a possibili contestazioni, in special modo quando le persone che affittano il marchio sono gli stessi soci della società.

Ho anche letto il suggerimento: “per essere più sicuro fai registrare il marchio a nome di tua moglie!
In realtà molte cose sono belle a parole e funzionano bene, fino a quando qualcuno non viene a controllare.

 

A cura di Egidio Veronesi