Per concludere la trattazione dei contratti aziendali, oggi affrontiamo un aspetto di crescente attualità:

l’utilizzo sempre più massiccio (e talvolta invasivo) dell’Intelligenza artificiale per la redazione di accordi e contratti.

A partire dalla prossima settimana, approfondiremo poi il tema dell’Intelligenza artificiale (la cosiddetta IA in italiano o AI in inglese) e vedremo come può essere utilizzata per migliorare la gestione della propria impresa. Non si tratterà di un’analisi tecnica, ma di una serie di spunti pratici dai quali ciascun imprenditore potrà avviare un proprio percorso di approfondimento e sviluppo.

L’Intelligenza artificiale: risorsa o pericolo?

Tornando al tema odierno, oggigiorno si ricorre sempre più spesso a strumenti disponibili gratuitamente come ChatGPT, Gemini e altri per ottenere bozze contrattuali in tempi rapidissimi. Ma funzionano davvero bene questi strumenti?

Analizziamone in breve sintesi i pregi, i difetti e i rischi.

I vantaggi dell’IA nella redazione dei contratti

L’uso dell’IA per predisporre accordi contrattuali presenta indubbi benefici come la velocità di redazione: anziché ricercare in rete modelli standard che appaiano adatti alle nostre esigente, è sufficiente inserire nello strumento di IA una richiesta specifica, ad esempio: “Vorrei un contratto tra la mia società e un cliente per un lavoro che devo eseguire su un cantiere e che consiste nella costruzione di un muro.”

Il sistema genera una prima bozza, che può poi essere modificata e integrata con i dati delle parti come nominativi, codici fiscali e partite IVA. In pochi istanti, il programma ci fornisce un contratto che, a prima vista, appare ben strutturato e redatto da un professionista.

Dal punto di vista giuridico, probabilmente il contratto avrà valore legale, poiché la legge richiede soltanto la presenza di alcuni elementi essenziali. Tali elementi sono indicati all’articolo 1325 del Codice civile: l’accordo, la causa, l’oggetto e la forma quando è prevista dalla legge a pena di nullità (argomento trattato in due precedenti articoli che potete rileggere ai seguenti link:

Cosa deve contenere un contratto: gli elementi essenziali per la sua validità  

Forma del contratto: scritta o verbale? Facciamo chiarezza | M&W

In mancanza di uno di questi requisiti, interviene comunque il Codice civile con le proprie disposizioni e in difetto il giudice, qualora le parti si facciano causa.

I limiti dell’IA

Davvero possiamo ritenerci al sicuro affidandoci esclusivamente ad un testo generato dall’IA?

Nonostante i vantaggi, è bene ricordare che l’IA non “comprende” il diritto come un professionista legale. I sistemi generativi producono testi basati su una grande quantità dati, ma non possiedono una comprensione giuridica vera e propria. Questo può generare formulazioni ambigue, clausole incomplete o errori sottili ma potenzialmente gravi.

I cinque rischi da non sottovalutare

  1. Ambiguità legale e clausole inadeguate: un contratto deve essere preciso, coerente e inequivocabile. L’IA può generare testo “linguisticamente corretto” ma giuridicamente incerto. Una clausola mal formulata può causare interpretazioni controverse, contenziosi o addirittura l’invalidità dell’intero accordo.
  1. Non conformità alle normative: ogni contratto deve rispettare le leggi del paese (e spesso del settore) in cui viene applicato. L’IA, se non adeguatamente aggiornata o programmata per un contesto specifico, può ignorare obblighi normativi rilevanti, esponendo l’impresa a rischi legali o sanzioni.
  1. Mancanza di responsabilità: in assenza di supervisione umana qualificata, l’impresa può trovarsi in una situazione difficile da gestire, sia sul piano legale che reputazionale. Il software non risponde delle conseguenze derivanti dal contratto e le responsabilità ricadono interamente su chi sottoscrive il contratto.
  1. Rischi per la privacy e la sicurezza dei dati: molti strumenti IA funzionano su piattaforme cloud e richiedono l’inserimento di dati aziendali riservati. Senza le dovute precauzioni, questi dati possono essere conservati, analizzati o condivisi senza pieno controllo, con possibili violazioni del GDPR o di altre normative sulla protezione dei dati.
  1. Rischi di natura fiscale: difficilmente un programma di Intelligenza artificiale è in grado di valutare i risvolti fiscali di un contratto commerciale. La normativa fiscale è complessa, articolata e stratificata in decenni di modifiche, rimandi, interpretazioni, prassi e giurisprudenza. Anche un professionista può incontrare difficoltà; è quindi impensabile che un software garantisca affidabilità in questo ambito.

Clausole inderogabili e derogabili: un aspetto cruciale

Da considerare infine che alcune norme sono derogabili e altre inderogabili: un ulteriore limite dell’Intelligenza artificiale riguarda proprio la capacità di distinguerle.

Se una norma è inderogabile, qualsiasi clausola contraria è priva di valore. Se una norma è derogabile, le parti possono concordare diversamente da quanto stabilito dalla legge.

Dunque, come si capisce se una norma è derogabile o inderogabile? Leggendo il testo. Ad esempio, la legge stabilisce che la durata minima di un contratto di locazione commerciale è pari a sei anni, in questo caso la norma è inderogabile. Di conseguenza, qualsiasi clausola che preveda una durata inferiore, ad esempio 2 anni, viene automaticamente sostituita dalla durata legale ed è come se avessimo scritto 6 anni sul contratto. Se la legge, invece, stabilisse che la durata minima di un contratto di locazione commerciale sia pari a 6 anni, salvo diverso accordo delle parti, allora la norma sarebbe derogabile.

L’AI riconosce la differenza tra clausole derogabili e inderogabili solo se le viene posta una domanda molto precisa e ciò avviene a condizione che l’utente conosca molto bene la normativa di riferimento. Se, ad esempio, si chiede in modo generico di predisporre un contratto di locazione commerciale della durata di 2 anni, il sistema lo genererà senza sollevare alcuna obiezione, pur trattandosi di una clausola contraria alla legge. Si consideri, infatti, che l’art. 36 della Legge 392/1978 stabilisce una disciplina inderogabile in materia di contratti di locazione, prevedendo una durata minima di sei anni.  Tale legge è chiara e abbastanza conosciuta; tuttavia, molte disposizioni legislative non sono così lineari. Spesso risultano complesse, modificate nel tempo, integrate con rimandi a leggi speciali, collegate a norme di attuazione o decreti ministeriali o direttoriali.

A cura di Egidio Veronesi