AI

L’Intelligenza Artificiale entra nel magazzino: come cambia la gestione di un’azienda all’ingrosso

Questa settimana ci concentriamo sull’Intelligenza Artificiale (IA) e su come può essere utilizzata per la gestione completa di un’azienda commerciale all’ingrosso, offrendo spunti utili a ogni imprenditore che desidera progredire nell’efficienza dei processi aziendali.

Negli ultimi anni l’Intelligenza Artificiale sta infatti rivoluzionando non solo i settori tecnologici, ma anche il mondo del commercio tradizionale.

Le aziende all’ingrosso, da sempre impegnate a bilanciare ordini, giacenze e consegne, stanno trovando in essa un alleato strategico per aumentare l’efficienza e ridurre gli sprechi. In questo scenario, un ‘applicazione basata sull’IA – un vero e proprio “Agent”, ossia un sistema autonomo capace di leggere i dati che gli sono forniti o a cui ha accesso e di agire in modo proattivo con suggerimenti e azioni – può svolgere diverse funzioni tra cui:

  • controllare automaticamente le giacenze di magazzino;
  • predisporre gli ordini di riassortimento;
  • ottimizzare e pianificare i flussi di consegna;
  • analizzare la rotazione dei prodotti e proporre strategie di marketing.

In altre parole, l’IA si comporta come un assistente virtuale autonomo che gestisce in modo intelligente buona parte dei processi aziendali, collaborando con il personale umano. E’ sempre il personale umano che mantiene un ruolo di supervisione, controllo e indirizzo.

Un agente intelligente al servizio della logistica

Immaginiamo l’IA come un “agente” digitale capace di acquisire e analizzare in tempo reale i dati provenienti dal gestionale aziendale: flussi degli ordini, livelli di magazzino, tempi di consegna e richieste dei clienti.
Questo agente non si limita a osservare: gestisce attivamente il ciclo operativo, prendendo decisioni basate su algoritmi di previsione e analisi statistica.

Analisi dei flussi e gestione dinamica delle scorte

Una delle funzioni principali dell’IA è il monitoraggio dei flussi degli ordini, riconoscendo modalità e stili di acquisto, nonché le tendenze stagionali.
Sulla base di questi dati, il sistema verifica le giacenze di magazzino e attiva automaticamente gli ordini di riassortimento quando le scorte scendono sottosoglia.
In questo modo, l’azienda mantiene livelli ottimali di merce, evitando sia gli eccessi di stock che le mancanze a scaffale.

Ottimizzazione delle spedizioni e rapporti con i corrieri

Una volta preparati gli ordini, l’agente intelligente è in grado di programmare le consegne, coordinando corrieri e aziende di trasporto.
L’IA valuta i carichi, le destinazioni e i tempi di consegna per ridurre i costi logistici e ottimizzare i percorsi di distribuzione, migliorando così il servizio al cliente.

Supporto alle decisioni strategiche

Oltre agli aspetti operativi, l’Intelligenza Artificiale fornisce anche report e analisi predittive per la direzione aziendale.
Segnala, infatti, gli articoli a bassa rotazione, suggerendo possibili strategie di marketing o promozioni per stimolarne la vendita.
Con strumenti di analisi avanzata, l’IA può inoltre prevedere la domanda futura, aiutando l’azienda a pianificare meglio gli acquisti e gli investimenti.

Un futuro sempre più intelligente

L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale non sostituisce le persone, ma le affianca, liberandole dai compiti ripetitivi e lasciando spazio ad attività di maggiore valore aggiunto: pianificazione, relazioni commerciali, innovazione.
Per le aziende all’ingrosso, l’IA rappresenta oggi una leva competitiva decisiva, capace di trasformare i dati in azioni concrete e migliorare la redditività complessiva.

A cura di Egidio Veronesi


Perché esiste la contabilità e a cosa serve

Molto tempo prima di iniziare a scrivere l’uomo ha imparato a contare. Vi sono antichi reperti che riportano  tacche disposte in modo ordinato, tra questi una tibia di lupo trovata in Cecoslovacchia , risalente a 42 mila anni fa, su cui sono presenti 57 incisioni disposte a gruppi di cinque.

L’uomo ha sempre contato le cose che osservava.

Non appena sviluppate le prime civiltà, ha dovuto contare il bestiame, i prodotti, le quantità dei raccolti. Basti pensare agli scribi nell’antico Egitto, una casta privilegiata, composta da funzionari dipendenti dal faraone, preposti a contabilizzare i tributi, i raccolti e a fare inventari di ogni cosa, come ad esempio persone, proprietà.

Per la tecnica della contabilità in partita doppia bisogna aspettare il Medioevo, quando i libri contabili erano chiamati “biccherne” e la copertina era una tavola in legno dipinta a olio da artisti a volte famosi. Vere e proprie opere d’arte che ora troviamo esposte nei musei.

Biccherna- pittore senese 1380 circa

"Dare" e "avere"

Dare” e” Avere”, termini utilizzati ancora oggi in tutto il mondo, così come la partita doppia, li troviamo per la prima volta intorno al 1200, utilizzati dai mercanti fiorentini.

Il “Dare” e l’”Avere” contraddistinguono la sezione nella quale vengono registrate le cifre nella contabilità.  All’epoca si utilizzavano registri contabili di carta o pergamena, mentre oggi questi dati sono memorizzati dai computer. Tuttavia, la tecnica è rimasta sempre quella: “Dare” nella colonna di sinistra e “Avere” nella colonna di destra.

La contabilità ha quindi origini antiche e da sempre ha costituito lo strumento più importante a disposizione dell’imprenditore per registrare crediti e debiti, per fare inventari, redigere bilanci, per capire quanto aveva guadagnato su un affare oppure quanto aveva realizzato in capo a un anno.

Le cose che ogni buon imprenditore dovrebbe saper fare

Le cose che ogni buon imprenditore dovrebbe saper fare sono:

  • Leggere e comprendere la contabilità o un bilancio, per avere consapevolezza di come e dove sta andando la propria azienda;
  • Capire se ha fatto i prezzi giusti, se ha disponibilità finanziarie per fare investimenti, se ha guadagnato o se ha perso;
  • Essere onesto con se stesso e riconoscere se è il caso di cambiare mestiere e chiudere la propria attività perché non riesce più a stare sul mercato.

Prendere le giuste decisioni e nei giusti tempi è un fattore vitale e dipende dalla consapevolezza che l’imprenditore, e non la sua impiegata, deve avere dei numeri della propria azienda.

Conoscere per decidere . Il buon imprenditore non è quello che sa fare buoni prodotti oppure è bravo a vendere. Il buon imprenditore è quello che sa fare bene i propri conti

A cura di Egidio Veronesi


programmazione intelligente

Produrre meglio, non solo di più: la programmazione intelligente

Nell’articolo della settimana scorsa abbiamo approfondito il tema della manutenzione predittiva, strumento fondamentale per prevenire i guasti e i fermi di produzione in azienda.

In questa occasione analizziamo invece la programmazione intelligente della produzione, un approccio che consente di ottimizzare l’impiego delle risorse. Costituisce un vantaggio decisivo non solo per le aziende che operano con macchinari (torni, confezionatrici ecc.), ma anche per le imprese che operano nel campo dei servizi produttivi come, ad esempio, l’edilizia e l’impiantistica e per le imprese commerciali.

La programmazione intelligente: un supporto per tutti i settori

In molte aziende, la pianificazione dei cicli produttivi o economici rappresenta un vero e proprio rompicapo: occorre coordinare l’utilizzo delle macchine, la disponibilità delle materie prime, la pianificazione del personale e i tempi di consegna, tenendo conto di vincoli, imprevisti e della disponibilità del magazzino.

Per affrontare queste complessità, può entrare in gioco l’Intelligenza Artificiale (IA). Attraverso algoritmi di ottimizzazione e di apprendimento automatico, l’IA è in grado di pianificare e riorganizzare la produzione in modo dinamico ed efficiente.

Un sistema di programmazione intelligente analizza i dati storici presenti nel database aziendale (ordini, tempi di produzione, scarti, consumi) e li combina con informazioni in tempo reale (stato delle macchine, disponibilità di materiali, priorità dei clienti). Spesso è sufficiente inserire i dati provenienti dal gestionale aziendale, consentire l’accesso alle email relative ai rapporti con clienti e fornitori ed aggiungere alcune informazioni organizzative (organigramma, ruoli e procedure).

Sulla base di questi elementi, l’IA genera automaticamente la sequenza di lavorazioni più efficiente, minimizzando i tempi di attesa e i cambi di set-up, fino ad arrivare alla programmazione quasi completa dell’intera produzione.

Inoltre, quando si verificano imprevisti — come il guasto di una macchina, un ritardo nella fornitura o una variazione dell’ordine — l’IA ricalcola in pochi secondi un nuovo piano di produzione che tiene conto di tali avvenimenti.

I principali vantaggi

L’adozione della programmazione intelligente della produzione comporta numerosi benefici, tra cui:

  • Maggiore flessibilità: la produzione si adatta rapidamente a cambiamenti della domanda o a imprevisti operativi.
  • Riduzione dei tempi di consegna: grazie a una pianificazione più precisa e aggiornata in tempo reale.
  • Utilizzo ottimale delle risorse: macchine, personale e materiali sono sempre impiegati al meglio.

Un esempio concreto è quello di un’azienda che produce componenti meccanici con decine di commesse in lavorazione contemporaneamente. In questo caso, un sistema di programmazione intelligente può suggerire la sequenza ottimale di lavorazioni, tenendo conto delle priorità dei clienti, della disponibilità dei materiali e delle capacità delle macchine. Il risultato è una riduzione significativa dei tempi di setup ed un miglioramento della puntualità nelle consegne.

Verso una produzione più intelligente e sostenibile

La combinazione di manutenzione predittiva e programmazione intelligente rappresenta un passo concreto verso la fabbrica del futuro: un ambiente produttivo connesso, flessibile e orientato al miglioramento dell’organizzazione.

L’IA consente di ridurre sprechi, consumi energetici e costi operativi, contribuendo anche alla sostenibilità ambientale. Ma soprattutto, permette alle aziende di prendere decisioni basate su dati e non su ipotesi, migliorando la qualità del lavoro e la competitività nel lungo periodo.

In conclusione, l’Intelligenza Artificiale non è un sostituto dell’esperienza umana, bensì un prezioso alleato che amplifica la capacità delle persone e delle organizzazioni di prevedere, adattarsi e migliorare continuamente.

A cura di Egidio Veronesi


manutenzione predittiva

L’Intelligenza Artificiale in fabbrica: dalla manutenzione predittiva alla programmazione intelligente

L’Intelligenza Artificiale (IA) sta diventando uno strumento pratico per migliorare l’efficienza e la competitività delle aziende manifatturiere. In un contesto in cui la produttività, la qualità e la sostenibilità sono fattori decisivi, l’IA offre un grande vantaggio: la capacità di trasformare enormi quantità di dati in decisioni operative e indicazioni utili.

Tra le applicazioni più significative in ambito industriale ci sono la manutenzione predittiva e la programmazione intelligente della produzione. Entrambe si basano su un principio comune: usare i dati dell’azienda per anticipare, ottimizzare e prendere decisioni più rapide e informate.

Prevedere per non fermarsi: la manutenzione predittiva

In molte realtà produttive, la manutenzione dei macchinari è ancora gestita in modo reattivo: si interviene solo a seguito di un guasto. Questo approccio, definito “correttivo”, comporta costi elevati, interruzioni impreviste e perdite di produttività.

Un’evoluzione rispetto a tale approccio è rappresentata dalla manutenzione preventiva, che si basa su interventi programmati a intervalli regolari. Tuttavia, non sempre questo metodo è efficiente: si rischia, infatti, di sostituire componenti ancora funzionanti o, al contrario, di non riuscire ad evitare un guasto inatteso.

L’Intelligenza Artificiale permette di compiere un salto qualitativo ulteriore attraverso la manutenzione predittiva: le macchine diventano in grado di monitorare in autonomia il proprio stato di salute. Grazie a speciali sensori IoT (Internet of Things), vengono raccolti continuamente dati relativi a vibrazioni, temperature, pressioni, consumi energetici e altri parametri operativi. Queste informazioni vengono poi elaborate da algoritmi di machine learning che individuano pattern anomali o segnali di degrado. Ad esempio, un aumento anomalo del consumo di elettricità può essere il sintomo evidente di attriti nelle parti meccaniche deteriorate.

In questo modo, la macchina “avverte” quando qualcosa non funziona correttamente: gli algoritmi stimano la probabilità di un guasto e suggeriscono quando intervenire, prima che il problema si manifesti realmente.

I principali benefici della manutenzione predittiva

L’adozione della manutenzione predittiva offre vantaggi immediati:

  • Riduzione dei tempi di fermo: la produzione continua senza interruzioni improvvise o con fermi pianificati nei momenti più opportuni.
  • Ottimizzazione dei costi di manutenzione: si interviene solo quando necessario, riducendo sprechi di tempo e ricambi.
  • Aumento della sicurezza e della qualità: le macchine lavorano sempre in condizioni ottimali.

Esempio concreto: in una linea di produzione di motori elettrici, l’analisi dei dati sulle vibrazioni dei cuscinetti ha permesso di prevedere con due settimane di anticipo un guasto che avrebbe potuto fermare l’intera linea per diversi giorni. Un semplice intervento preventivo ha evitato una perdita di decine di migliaia di euro.

La manutenzione predittiva rappresenta dunque una forma di “intelligenza operativa” che trasforma la manutenzione da centro di costo a leva di efficienza e continuità produttiva.

Sfide e opportunità per le aziende

Nonostante i numerosi vantaggi, l’introduzione dell’IA nella produzione non è priva di sfide.
È necessario disporre di una infrastruttura digitale solida: sensori, sistemi di raccolta dati, piattaforme cloud e una buona integrazione tra i diversi reparti aziendali (produzione, manutenzione, logistica, qualità).

Accanto agli aspetti tecnici, emerge anche una sfida culturale: i dati e gli algoritmi da soli non bastano. È fondamentale che le persone — tecnici, operatori, manager — comprendano il valore dell’IA e imparino a interpretarne i risultati. L’intelligenza artificiale, infatti, non sostituisce il giudizio umano, ma lo potenzia.

Infine, va posta grande attenzione alla sicurezza dei dati: le informazioni raccolte devono essere protette, gestite in modo trasparente e usate nel rispetto delle normative sulla privacy e sulla proprietà industriale.

La prossima settimana tratteremo della cosiddetta “programmazione intelligente”.

A cura di Egidio Veronesi


intelligenza artificiale

Come l’Intelligenza Artificiale può aiutare le aziende a sviluppare il proprio business

Oltre a migliorare i processi interni e l’efficienza produttiva, l’Intelligenza Artificiale (IA) può offrire un contributo importante nelle ricerche di mercato, aiutando gli imprenditori a orientare in modo più consapevole le proprie scelte di sviluppo e investimento.

Grazie alla capacità di analizzare grandi quantità di dati — provenienti da fonti pubbliche, social network, trend di settore e banche dati economiche — gli algoritmi di IA permettono di individuare:

  • Aree geografiche o settori in crescita, dove la domanda è in aumento o la concorrenza è ancora limitata;
  • Nuove opportunità di mercato, coerenti con le caratteristiche produttive e le competenze distintive dell’azienda;
  • Comportamenti e preferenze dei consumatori, utili per affinare l’offerta o sviluppare nuovi prodotti.

È fondamentale, tuttavia, che le analisi siano sempre integrate con la reale capacità produttiva e organizzativa dell’impresa: l’IA è un supporto, non un sostituto dell’esperienza imprenditoriale.

Di seguito qualche esempio di utilizzo dell’IA, con l’obiettivo di offrire spunti di riflessione pratica. Ogni buon imprenditore potrà cominciare a sperimentare, analizzare i risultati ottenuti e progressivamente affinare le proprie ricerche e strategie.

Esempio 1 – Produzione conto terzi di saponi e detergenti

Si consideri un’azienda che produce saponi e detergenti per l’igiene personale conto terzi, con marchi private label.
L’obiettivo è individuare nuovi potenziali clienti, cioè aziende o catene distributive interessate a esternalizzare la produzione.

Attraverso l’IA è possibile:

  • Analizzare quali marchi di cosmetica, farmacie o catene retail stanno ampliando le proprie linee di prodotti per la cura del corpo;
  • Monitorare i trend di consumo (prodotti naturali, packaging sostenibile, formule ipoallergeniche);
  • Incrociare questi dati con le capacità produttive e le certificazioni dell’azienda per identificare i segmenti più coerenti;
  • Individuare nuovi mercati o aree geografiche con minore concorrenza ma alta domanda potenziale.

Il risultato è una mappatura chiara e aggiornata delle migliori opportunità commerciali, basata su dati concreti e non solo su intuizioni.

Esempio 2 – Commercio di materiali edili in ambito locale

Un’altra applicazione pratica riguarda un’impresa che commercializza materiali edili, operando principalmente nella propria provincia e in quelle limitrofe.
In questo caso, l’IA può diventare un alleato prezioso per identificare nuovi clienti e potenziare la rete commerciale.

Gli strumenti di analisi basati sull’IA possono:

  • Incrociare i dati di cantieri aperti, nuove costruzioni e ristrutturazioni rilevabili da fonti pubbliche o piattaforme di appalti;
  • Analizzare le tendenze del mercato locale (ad esempio, l’aumento di ristrutturazioni sostenute da incentivi edilizi);
  • Identificare imprese di costruzione, studi tecnici o rivenditori secondari che acquistano materiali compatibili con la gamma offerta;
  • Segmentare i potenziali clienti in base a volume di acquisto, localizzazione e tipologia di intervento, suggerendo azioni commerciali mirate.

In questo modo, l’azienda può concentrare le proprie risorse su clienti ad alto potenziale, migliorando la pianificazione delle vendite e la copertura territoriale.

Esempio 3 – Prevedere l’evoluzione del mercato della moda

Un ulteriore passo avanti riguarda la possibilità di utilizzare l’Intelligenza Artificiale non solo per analizzare il presente, ma anche per prevedere le evoluzioni future del mercato.

Si pensi a un’azienda che produce abbigliamento capospalla femminile di fascia medio-bassa, con un proprio campionario e una clientela costituita da dettaglianti.

Attraverso l’IA è possibile:

  • Analizzare i trend di consumo e i cambiamenti nei gusti delle consumatrici, ad esempio attraverso l’analisi dei contenuti sui social e dei dati di vendita online;
  • Valutare l’andamento del potere d’acquisto e delle preferenze di spesa nei diversi segmenti di mercato;
  • Individuare nuovi canali di vendita o mercati emergenti, come marketplace digitali o paesi dove la domanda per prodotti accessibili ma di qualità è in crescita;
  • Simulare scenari previsionali sul medio periodo, per comprendere quali linee di prodotto o stili potranno avere maggiore successo.

L’imprenditore può così ottenere un vero e proprio “parere analitico” sul futuro del proprio settore, basato su dati e tendenze reali, e non solo sull’esperienza o sull’intuizione. L’intuizione va supportata e verificata con dati concreti!

Dai dati alle decisioni strategiche

L’impiego dell’Intelligenza Artificiale nelle ricerche di mercato e nell’analisi delle opportunità di business consente alle imprese di passare da un approccio basato sull’esperienza ad uno guidato dai dati, più rapido e preciso.
Le informazioni raccolte diventano così uno strumento per orientare le strategie commerciali, individuare nuovi canali di vendita e ridurre il rischio nelle proprie decisioni.

A cura di Egidio Veronesi


intelligenza artificiale segretaria

L’intelligenza artificiale come segretaria super efficiente: il nuovo alleato delle aziende

Nell’attuale mondo del lavoro, caratterizzato da tempi sempre più stretti e da una mole crescente di comunicazioni, ogni minuto risparmiato rappresenta un valore aggiunto.
In questo scenario, l’Intelligenza artificiale (IA) si sta rivelando uno strumento prezioso: non solo come tecnologia innovativa, ma come un vero e proprio assistente digitale, capace di supportare manager, impiegati e team commerciali nelle attività quotidiane.

Scrivere email, lettere e risposte in pochi secondi

Quante ore alla settimana si perdono per scrivere email o lettere? Con l’IA, questo tempo può essere drasticamente ridotto.
Infatti, è possibile chiedere all’Intelligenza artificiale di redigere messaggi professionali – ad esempio una risposta ad un cliente o una comunicazione interna – semplicemente fornendo poche istruzioni: “Scrivi una risposta cortese a un cliente che chiede un preventivo, proponendo un incontro conoscitivo”. In pochi secondi, viene generato un testo chiaro, coerente e personalizzabile, che può essere adattato con piccoli ritocchi.
Il risultato? Una notevole riduzione dei tempi di scrittura e una maggiore disponibilità per le attività strategiche e di valore.

L’IA che legge, comprende e risponde

Uno degli aspetti più interessanti dell’Intelligenza artificiale è la sua capacità di analizzare e comprendere documenti complessi come lettere, contratti, email, reclami e persino di scrivere risposte. È sufficiente caricare un documento e fornire una breve istruzione, ad esempio: “Leggi questa lettera di un fornitore e scrivi una risposta che ringrazi per la collaborazione e confermi la nuova data di consegna.”

In pratica, si comporta come una segretaria digitale super efficiente: legge, interpreta e scrive in modo rapido e coerente. Questo consente di gestire grandi volumi di comunicazioni, mantenendo un elevato standard qualitativo.

Un aiuto concreto, non un sostituto

L’obiettivo dell’Intelligenza artificiale non è sostituire le persone, ma semplificare e ottimizzare il lavoro. La sensibilità umana, la capacità di giudizio e la conoscenza del contesto restano fondamentali ed insostituibili.

L’IA offre semplicemente un supporto intelligente, eliminando le attività ripetitive e lasciando più spazio alle decisioni e alla creatività. Inoltre, non commette errori di ortografia e accetta sempre le correzioni con disponibilità, senza “brontolare”.

Perché conviene utilizzare l’IA in azienda

Integrare strumenti di Intelligenza artificiale nella comunicazione aziendale significa:

  • ridurre i tempi di risposta;
  • mantenere uno stile comunicativo coerente;
  • migliorare la qualità dei testi;
  • gestire grandi volumi di messaggi in modo organizzato;
  • liberare risorse per attività a maggior valore aggiunto.

L’IA diventa così un alleato strategico, capace di aumentare la produttività e rendere le relazioni con i partner dell’azienda più professionali, fluide e veloci.

Conclusione

Pensare all’Intelligenza artificiale come ad una “segretaria super efficiente” non è più fantascienza, ma una realtà concreta e già disponibile per molte aziende.
Chi saprà sfruttarla al meglio avrà un vantaggio competitivo tangibile: una comunicazione più efficace, tempi ottimizzati e una gestione del lavoro decisamente più intelligente.

Nel prossimo articolo parleremo di come utilizzare l’Intelligenza artificiale per aumentare il proprio business.

A cura di Egidio Veronesi


IA AI azienda

Intelligenza artificiale in azienda: da dove partire per usarla davvero

Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di Intelligenza artificiale (IA o AI in inglese) e delle sue numerose applicazioni nei contesti professionali. Tuttavia, le domande che si pongono molti imprenditori sono le seguenti: come può aiutarmi l’Intelligenza artificiale nella gestione quotidiana della mia impresa? Quale supporto può darmi nella pianificazione del futuro aziendale?

La riposta non è semplice: ogni giorno nascono applicativi basati sull’IA che vengono proposti in modo sempre più diffuso e con promesse spesso entusiasmanti. Si tratta di un mercato in rapida espansione, nel quale in tanti si stanno lanciando (o buttando) come se si trattasse di un nuovo “Eldorado”. In parte lo è, perché l’IA rappresenta una piccola rivoluzione tecnologica, paragonabile a quella introdotta dal personal computer o dallo smartphone.

L’IA: una tecnologia matura, non una novità

Contrariamente a quanto si tende a credere, l’Intelligenza artificiale non è una scoperta recente: gli studi su algoritmi generativi risalgono a qualche decennio fa ed ora, siamo entrati nella fase della prima maturità e dell’accesso alle sue funzionalità da parte del grande pubblico.

Un fenomeno analogo avvenne per i computer: nati negli anni 20 del secolo scorso, divennero strumenti realmente accessibili solo a partire dagli anni 80.

Le applicazioni aziendali dell’Intelligenza artificiale

Nei prossimi articoli analizzeremo le principali applicazioni pratiche dell’IA in azienda, con particolare attenzione agli strumenti che possono realmente migliorare l’efficienza gestionale.

In questo primo approfondimento, in particolare, ci concentreremo sulle applicazioni dell’IA in campo contabile, ovvero sulla capacità dell’IA di aiutare gli impiegati amministrativi nell’eseguire le operazioni di routine.

Automazione delle operazioni contabili

Esistono numerosi applicativi spesso collegati ai gestionali aziendali che vengono utilizzati per automatizzare le operazioni di routine. Grazie alla progressiva standardizzazione dei documenti contabili – a partire dalla fattura elettronica che ha un tracciato standard e quindi facilmente leggibile da un programma -, è possibile sviluppare sistemi capaci di leggere, interpretare e registrare i documenti in modo automatico.

Tra le applicazioni più interessanti vi sono i sistemi capaci di registrare automaticamente le fatture e di predire i conti di imputazione (scegliendo dal piano dei conti aziendale), riducendo così drasticamente i tempi di lavorazione e gli errori umani.

Grazie a modelli di machine learning, questi sistemi analizzano il contenuto delle fatture elettroniche — descrizioni, codici IVA, importi, fornitori — e sono in grado di proporre in tempo reale la corretta registrazione contabile. Con l’uso continuo, l’algoritmo impara dalle scelte dell’operatore e diventa sempre più preciso, fino ad automatizzare la maggior parte delle operazioni ripetitive.

L’impatto è duplice: da un lato si velocizza il lavoro amministrativo, liberando risorse preziose; dall’altro si ottengono dati più accurati e aggiornati, che migliorano l’analisi gestionale e la pianificazione finanziaria.

Riconciliazione automatica delle movimentazioni bancarie

Un’altra applicazione dell’Intelligenza artificiale in ambito contabile riguarda la registrazione automatica delle movimentazioni bancarie.

Grazie all’integrazione tra i gestionali aziendali e gli estratti conto digitali o i sistemi di home banking, gli algoritmi di IA sono in grado di leggere e interpretare in modo intelligente le operazioni bancarie — bonifici, incassi, pagamenti, addebiti, carte di credito — e di associare automaticamente ciascun movimento al relativo conto contabile o cliente/fornitore.

Il sistema, anche in questo caso, apprende progressivamente dalle scelte effettuate dagli operatori, riconoscendo pattern ricorrenti come il mittente, la causale o l’importo. Dopo un breve periodo di “training”, è in grado di proporre registrazioni con un grado di precisione molto elevato.

L’uso dell’Intelligenza artificiale per la riconciliazione bancaria automatica consente quindi di trasformare un processo molto oneroso e ripetitivo in semplici operazioni di controllo della quadratura (riconciliazione) a fine mese o eventualmente in poche registrazioni dei movimenti che il sistema non riesce ad acquisire.

Nel prossimo articolo parleremo di come utilizzare l’IA come una “segretaria virtuale” veloce ed efficiente.

A cura di Egidio Veronesi


intelligenza artificiale IA

L’utilizzo dell’Intelligenza artificiale nella redazione dei contratti aziendali

Per concludere la trattazione dei contratti aziendali, oggi affrontiamo un aspetto di crescente attualità:

l’utilizzo sempre più massiccio (e talvolta invasivo) dell’Intelligenza artificiale per la redazione di accordi e contratti.

A partire dalla prossima settimana, approfondiremo poi il tema dell’Intelligenza artificiale (la cosiddetta IA in italiano o AI in inglese) e vedremo come può essere utilizzata per migliorare la gestione della propria impresa. Non si tratterà di un’analisi tecnica, ma di una serie di spunti pratici dai quali ciascun imprenditore potrà avviare un proprio percorso di approfondimento e sviluppo.

L’Intelligenza artificiale: risorsa o pericolo?

Tornando al tema odierno, oggigiorno si ricorre sempre più spesso a strumenti disponibili gratuitamente come ChatGPT, Gemini e altri per ottenere bozze contrattuali in tempi rapidissimi. Ma funzionano davvero bene questi strumenti?

Analizziamone in breve sintesi i pregi, i difetti e i rischi.

I vantaggi dell’IA nella redazione dei contratti

L’uso dell’IA per predisporre accordi contrattuali presenta indubbi benefici come la velocità di redazione: anziché ricercare in rete modelli standard che appaiano adatti alle nostre esigente, è sufficiente inserire nello strumento di IA una richiesta specifica, ad esempio: “Vorrei un contratto tra la mia società e un cliente per un lavoro che devo eseguire su un cantiere e che consiste nella costruzione di un muro.”

Il sistema genera una prima bozza, che può poi essere modificata e integrata con i dati delle parti come nominativi, codici fiscali e partite IVA. In pochi istanti, il programma ci fornisce un contratto che, a prima vista, appare ben strutturato e redatto da un professionista.

Dal punto di vista giuridico, probabilmente il contratto avrà valore legale, poiché la legge richiede soltanto la presenza di alcuni elementi essenziali. Tali elementi sono indicati all’articolo 1325 del Codice civile: l’accordo, la causa, l’oggetto e la forma quando è prevista dalla legge a pena di nullità (argomento trattato in due precedenti articoli che potete rileggere ai seguenti link:

Cosa deve contenere un contratto: gli elementi essenziali per la sua validità  

Forma del contratto: scritta o verbale? Facciamo chiarezza | M&W

In mancanza di uno di questi requisiti, interviene comunque il Codice civile con le proprie disposizioni e in difetto il giudice, qualora le parti si facciano causa.

I limiti dell’IA

Davvero possiamo ritenerci al sicuro affidandoci esclusivamente ad un testo generato dall’IA?

Nonostante i vantaggi, è bene ricordare che l’IA non “comprende” il diritto come un professionista legale. I sistemi generativi producono testi basati su una grande quantità dati, ma non possiedono una comprensione giuridica vera e propria. Questo può generare formulazioni ambigue, clausole incomplete o errori sottili ma potenzialmente gravi.

I cinque rischi da non sottovalutare

  1. Ambiguità legale e clausole inadeguate: un contratto deve essere preciso, coerente e inequivocabile. L’IA può generare testo “linguisticamente corretto” ma giuridicamente incerto. Una clausola mal formulata può causare interpretazioni controverse, contenziosi o addirittura l’invalidità dell’intero accordo.
  1. Non conformità alle normative: ogni contratto deve rispettare le leggi del paese (e spesso del settore) in cui viene applicato. L’IA, se non adeguatamente aggiornata o programmata per un contesto specifico, può ignorare obblighi normativi rilevanti, esponendo l’impresa a rischi legali o sanzioni.
  1. Mancanza di responsabilità: in assenza di supervisione umana qualificata, l’impresa può trovarsi in una situazione difficile da gestire, sia sul piano legale che reputazionale. Il software non risponde delle conseguenze derivanti dal contratto e le responsabilità ricadono interamente su chi sottoscrive il contratto.
  1. Rischi per la privacy e la sicurezza dei dati: molti strumenti IA funzionano su piattaforme cloud e richiedono l’inserimento di dati aziendali riservati. Senza le dovute precauzioni, questi dati possono essere conservati, analizzati o condivisi senza pieno controllo, con possibili violazioni del GDPR o di altre normative sulla protezione dei dati.
  1. Rischi di natura fiscale: difficilmente un programma di Intelligenza artificiale è in grado di valutare i risvolti fiscali di un contratto commerciale. La normativa fiscale è complessa, articolata e stratificata in decenni di modifiche, rimandi, interpretazioni, prassi e giurisprudenza. Anche un professionista può incontrare difficoltà; è quindi impensabile che un software garantisca affidabilità in questo ambito.

Clausole inderogabili e derogabili: un aspetto cruciale

Da considerare infine che alcune norme sono derogabili e altre inderogabili: un ulteriore limite dell’Intelligenza artificiale riguarda proprio la capacità di distinguerle.

Se una norma è inderogabile, qualsiasi clausola contraria è priva di valore. Se una norma è derogabile, le parti possono concordare diversamente da quanto stabilito dalla legge.

Dunque, come si capisce se una norma è derogabile o inderogabile? Leggendo il testo. Ad esempio, la legge stabilisce che la durata minima di un contratto di locazione commerciale è pari a sei anni, in questo caso la norma è inderogabile. Di conseguenza, qualsiasi clausola che preveda una durata inferiore, ad esempio 2 anni, viene automaticamente sostituita dalla durata legale ed è come se avessimo scritto 6 anni sul contratto. Se la legge, invece, stabilisse che la durata minima di un contratto di locazione commerciale sia pari a 6 anni, salvo diverso accordo delle parti, allora la norma sarebbe derogabile.

L’AI riconosce la differenza tra clausole derogabili e inderogabili solo se le viene posta una domanda molto precisa e ciò avviene a condizione che l’utente conosca molto bene la normativa di riferimento. Se, ad esempio, si chiede in modo generico di predisporre un contratto di locazione commerciale della durata di 2 anni, il sistema lo genererà senza sollevare alcuna obiezione, pur trattandosi di una clausola contraria alla legge. Si consideri, infatti, che l’art. 36 della Legge 392/1978 stabilisce una disciplina inderogabile in materia di contratti di locazione, prevedendo una durata minima di sei anni.  Tale legge è chiara e abbastanza conosciuta; tuttavia, molte disposizioni legislative non sono così lineari. Spesso risultano complesse, modificate nel tempo, integrate con rimandi a leggi speciali, collegate a norme di attuazione o decreti ministeriali o direttoriali.

A cura di Egidio Veronesi


caparra confirmatoria. caparra penitenziale

La Caparra nel contratto: confirmatoria o penitenziale?

Quando si sottoscrive un contratto – per l’acquisto di una casa, di un’automobile o per la fornitura di un servizio – è frequente che venga richiesto il versamento di una somma a titolo di caparra.

Tuttavia, non tutte le caparre hanno la stessa funzione: nel nostro ordinamento esistono la caparra confirmatoria e la caparra penitenziale, disciplinate rispettivamente dagli articoli 1385 e 1386 del Codice Civile.

Comprendere la differenza è importante per conoscere i propri diritti e doveri in caso di problemi.

La caparra confirmatoria (art. 1385 c.c.)

La caparra confirmatoria è la forma più comune. Serve per garantire la serietà del contratto e per offrire una garanzia in caso di inadempimento.

Gli effetti pratici di tale caparra sono i seguenti:

  • Se il contratto viene regolarmente rispettato ed eseguito, la caparra si trasforma in un acconto sul prezzo pattuito.
  • Se la parte che ha versato la caparra è inadempiente ossia non rispetta gli impegni, l’altra può trattenere la somma ricevuta.
  • Se è inadempiente la parte che ha ricevuto la caparra, la controparte ha diritto a chiedere la restituzione del doppio.

Inoltre, l’art. 1385 c.c. riconosce alla parte adempiente (cioè a chi ha mantenuto i propri impegni) una facoltà importante: può accontentarsi della caparra oppure può decidere di pretendere l’esecuzione del contratto (ad esempio, ottenere la consegna del bene o la prestazione pattuita) o di chiedere la risoluzione del contratto con risarcimento del danno.

La caparra penitenziale (art. 1386 c.c.)

In caso di caparra penitenziale, le parti stabiliscono fin dall’inizio che ciascuna di esse potrà recedere dal contratto pagando un prezzo prestabilito: la caparra stessa.

Gli effetti pratici di tale caparra sono i seguenti:

  • Chi recede perde la caparra versata.
  • Se recede la parte che ha ricevuto la caparra (ossia chi vende), deve restituire il doppio.

Qui non c’è un inadempimento colpevole, ma un vero e proprio diritto di recesso. La caparra penitenziale rappresenta quindi il “costo” per sciogliersi dal contratto.

Mancata indicazione nel contratto della tipologia di caparra

Se nel contratto viene semplicemente indicata la parola “caparra” senza precisare se sia “confirmatoria” o “penitenziale”, la legge stabilisce che, nel silenzio delle parti, la caparra deve essere intesa come confirmatoria.

Caparra confirmatoria: esempio pratico

Mario e Lucia firmano un contratto preliminare per la vendita di un appartamento. Mario (acquirente) versa a Lucia (venditrice) 10.000 euro a titolo di caparra confirmatoria. Di conseguenza:

  • Se Mario non rispetta il contratto, Lucia potrà trattenere i 10.000 euro.
  • Se invece è Lucia a non rispettare l’impegno, Mario potrà chiedere indietro 20.000 euro (il doppio della caparra) oppure potrà chiedere al giudice di ottenere la consegna dell’immobile (esecuzione del contratto).

Caparra penitenziale: esempio pratico

Se le parti hanno pattuito una caparra penitenziale:

  • Mario (acquirente) può decidere di rinunciare all’acquisto perdendo i 10.000 euro.
  • Lucia (venditrice) può decidere di recedere dal contratto restituendone il doppio, ossia 20.000 euro.

Caparre molto elevate e caparre multiple nello stesso contratto

Le parti sono libere di stabilire l’importo della caparra e persino di prevedere più versamenti in momenti diversi. Tuttavia, se la caparra versata è molto alta e sproporzionata rispetto al valore del contratto, potrebbe essere qualificata come anticipo o acconto sul prezzo, con le relative conseguenze:

  • Sotto il profilo civile, l’ acconto deve essere restituito se si esercita il recesso in presenza di caparra penitenziale.
  • Sotto il profilo fiscale, la caparra è considerata una garanzia e quindi non è tassata. Gli anticipi/acconti invece sì e sono soggetti a IVA.

Analogo discorso in caso di caparre multiple nello stesso contratto.

Conclusione

La distinzione tra caparra confirmatoria e penitenziale influisce sia sui diritti delle parti, sia sugli aspetti fiscali.

In caso di caparra confirmatoria (art. 1385 c.c.), la parte adempiente può trattenere la caparra, chiederne il doppio o pretendere l’esecuzione del contratto.
In caso di caparra penitenziale (art. 1386 c.c.), la caparra è il prezzo per esercitare un diritto di recesso.
In caso di importi sproporzionati o versamenti multipli, questi possono trasformare, almeno in parte, la caparra in acconti soggetti a IVA.

Per evitare non solo contenziosi legali ma anche contestazioni di natura fiscale, è dunque fondamentale che la clausola sulla caparra sia redatta in modo chiaro e preciso.

A cura di Egidio Veronesi


contratto copia e incolla

Il pericolo del “Copia e Incolla” nei contratti aziendali

Nell’operatività quotidiana, le imprese spesso si ritrovano a dover predisporre contratti o accordi commerciali con fornitori, clienti, collaboratori o partner diversi.

In questi casi, la tentazione di ricorrere al cosiddetto “copia e incolla” – riprendendo testi già utilizzati in passato o modelli trovati in rete – è molto diffusa. Questa pratica, apparentemente veloce ed economica, può nascondere tuttavia parecchie insidie.

Ogni contratto è unico

Un contratto non è un semplice insieme di clausole standard: è un documento che regola diritti, doveri e responsabilità tra parti specifiche, in un contesto altrettanto specifico.
Un testo “generico” o riciclato rischia di non considerare:

  • le peculiarità delle parti (ad esempio, un’impresa con determinate caratteristiche strutturali e organizzative);
  • gli scopi specifici dell’accordo, che possono variare da caso a caso;
  • i riflessi giuridici e fiscali, spesso sottovalutati ma fondamentali per evitare contestazioni future;
  • gli obblighi e i rischi derivanti dalla sottoscrizione.

Se l’azienda utilizza in modo ricorrente uno stesso contratto (ad esempio quello proposto ai clienti per la vendita dei propri prodotti), è plausibile dotarsi di un modello standard aziendale, con uno spazio libero per le eventuali integrazioni. Tuttavia, quando si presenta una necessità particolare e diversa dall’ordinario, affidarsi al “copia e incolla” può rivelarsi deleterio.

Nella mia esperienza professionale, capita talvolta che un cliente, per risparmiare sulla consulenza o per evitare di ricorrere ad un avvocato, mi scriva una mail con allegato un contratto “home made” cioè fatto in casa, chiedendomi: “Mi dà una controllatina a questo contratto?”. Raramente il testo risulta adeguato: nella maggior parte dei casi necessita di una revisione completa o addirittura di una nuova stesura. Per questo consiglio sempre di chiarire fin da subito le esigenze e gli obiettivi dell’accordo: è il modo migliore per costruire un contratto davvero utile e tutelante, evitando sorprese in futuro.

Lo “schema tipo”: utile ma non sufficiente

L’utilizzo di uno schema base nella redazione di un contratto può essere un buon punto di partenza, soprattutto per avere una struttura ordinata e chiara. Tuttavia, tale schema va personalizzato: ogni clausola dovrebbe essere valutata e adattata in funzione delle finalità concrete dell’accordo e delle esigenze delle parti coinvolte.

I rischi del “Copia e Incolla”

Il ricorso indiscriminato al “copia e incolla” può comportare:

  • clausole inefficaci o nulle, perché in contrasto con la normativa applicabile;
  • contraddizioni interne tra le diverse sezioni del contratto;
  • squilibri contrattuali che potrebbero generare contenziosi;
  • maggiori rischi fiscali o legali, anche in caso di controlli o verifiche.

La chiarezza: un elemento cardine di ogni contratto

Neppure il professionista più preparato può prevedere tutte le situazioni che si potrebbero presentare nel corso del rapporto contrattuale.
Per questo è importante che il contratto:

  • sia ben strutturato, cioè redatto in modo logico e coerente;
  • eviti di diventare troppo prolisso, appesantito da formule di rito o clausole ridondanti;
  • punti alla chiarezza e all’essenzialità, così da risultare comprensibile e realmente utile alle parti in caso insorga una qualche divergenza.

A tal proposito, suggerisco di tenere sempre a mente i seguenti principi: definire in modo preciso volontà e obiettivi delle parti e non appesantire il testo con clausole improbabili o dettagliate previsioni di eventi remoti. Il Codice Civile fornisce già soluzioni per la maggior parte delle situazioni non previste. Qualora si desideri essere molto scrupolosi è possibile concludere il contratto con la formula: “Per quanto non previsto nel presente contratto o involontariamente omesso, le parti dichiarano di fare riferimento alle norme del Codice Civile”. Tuttavia, si tratta di una clausola superflua, poiché rappresenta un principio già valido in via generale.

Un contratto eccessivamente lungo e ripetitivo non solo rende più difficile la lettura, ma rischia anche di generare incertezza interpretativa. Meglio un testo breve, con poche clausole ben scritte, calibrate sulle esigenze concrete, piuttosto che un documento di decine di pagine riempito di frasi standard inutili.

Conclusione

Il contratto non è un mero adempimento formale, ma uno strumento di tutela (se formulato “ad probationem” ossia per la prova” – il cui significato ho trattato in un precedente articolo al seguente link: Forma del contratto: scritta o verbale? Facciamo chiarezza | M&W  ): serve a regolare rapporti economici e giuridici in modo chiaro e sicuro.

Per questo, anche quando si parte da un modello, è fondamentale affidarsi a professionisti in grado di interpretare e adattare il testo alle reali esigenze dell’impresa.

Un contratto sintetico, chiaro e ben calibrato sulle parti e sugli obiettivi è l’unico modo per trasformarlo in un vero strumento di tutela.

A cura di Egidio Veronesi