Quando si parla di certificazioni, di privacy, di cybersecurity, di tax compliance, di sostenibilità, ci si chiede spesso che cosa sia un modello 231 e quali ne siano le logiche.

Perché nasce il modello 231?

Il modello 231 nasce per contrastare la c.d. criminalità d’impresa: le persone fisiche che operano in nome e per conto delle aziende, in altre parole, non devono poter commettere reati nell’interesse/a vantaggio delle stesse e soprattutto, nell’indifferenza organizzativa e gestionale delle medesime.

Le sanzioni previste dal decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 sono penetranti: si tratta di sanzioni pecuniarie, interdittive, confisca del prezzo o del profitto del reato e pubblicazione della sentenza di condanna.

Cosa devono fare le aziende per dimostrare la loro non indifferenza organizzativa e gestionale?

La risposta risiede in detto modello 231. Adottare un modello 231 significa costruire un semplice documento.

Questo documento consta d’una parte generale e di più parti speciali, alle quali si vanno ad affiancare codice etico e sistema disciplinare.

Il codice etico rappresenta i valori propri dell’azienda, con ciò raccontando sé stessa, la propria storia e la propria mission da innovativo e certamente moderno angolo visuale.

Il sistema disciplinare va ad implementare l’impianto sanzionatorio derivante da Codice civile, c.d. statuto dei lavoratori e contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento, con ciò permettendo all’azienda di sanzionare, altresì, le violazioni del modello 231 anche laddove dalle stesse non sia derivata la commissione d’un reato.

A chiusura del cerchio, si pongono quindi protocolli e procedure.

Occorre fare chiarezza

Su questo specifico punto, quando si ragiona di modelli 231, occorre fare chiarezza.

Mentre un protocollo rappresenta un insieme di principi organizzativi minimi, una procedura è un documento che, declinando il protocollo di riferimento, chiarisce chi e come è chiamato ad applicare in concreto i principi contenuti nel protocollo di riferimento.

Facciamo un esempio costruito a partire dal rischio che, nell’ambito della quotidiana operatività aziendale, venga ad essere commesso un reato tributario quale, a titolo meramente esemplificativo, la Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (articolo 2 decreto legislativo 10 marzo 2000, numero 74).

In questo caso, il modello 231 andrebbe a definire chi, in concreto, sarebbe chiamato a curare gli adempimenti relativi alle dichiarazioni fiscali e al calcolo delle imposte dovute.

Il modello 231, nato per scudare imprenditori ed imprese è diventato, negli anni, sempre più uno strumento utile a stabilire chi fa che cosa e come. Significa, infatti,  organizzare/riorganizzare in modo efficiente i processi della propria azienda, con ciò garantendo precisione gestionale, ordine documentale e completa tracciabilità ex post di decisioni e azioni.

A cura di Guido Sola e Nicolò Superbi