Nell’articolo della scorsa settimana abbiamo parlato dell’attivo dello stato patrimoniale costituito dalle voci che compongono il patrimonio dell’azienda, ovvero gli elementi nei quali sono investite le risorse dell’azienda: macchinari, merci, crediti ecc. Questi elementi sono conosciuti anche con il termine impieghi.
Il passivo dello stato patrimoniale indica, invece, la provenienza delle risorse dell’azienda e viene anche definito con il temine “fonti”.
Il passivo dello stato patrimoniale viene suddiviso sostanzialmente in due aree:
- MEZZI PROPRI, ovvero i mezzi finanziari messi dall’imprenditore (titolare o soci);
- MEZZI DI TERZI, ovvero il capitale di finanziatori (es banche) o debiti verso fornitori per imposte ecc.
Sono infatti mezzi di terzi anche i debiti in generale, perché riguardano situazioni già definite (debiti certi) e che sono da pagare a scadenza. In un certo senso se non paghiamo subito è come se questi soggetti (creditori) per un certo periodo di tempo finanziassero la nostra azienda.
Riportiamo di seguito il “passivo” con la suddivisione in voci come indicate dall’art. 2424 del Codice civile:
Art. 2424 (Contenuto dello stato patrimoniale)
Passivo:
A) Patrimonio netto:
I – Capitale
B) Fondi per rischi e oneri:
C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato
D) Debiti
E) Ratei e risconti passivi
Analisi delle voci
La voce A non merita particolari commenti. È quanto versato da titolare o soci. Nell’art. 2424 viene suddivisa in capitale sociale e in riserve.
La voce B riguarda gli accantonamenti per rischi e oneri futuri probabili ma di cui non è certo l’importo o la data in cui si verificherà l’evento.
Ad esempio: abbiamo un contenzioso con un cliente con il quale potremmo essere chiamati a un risarcimento ma che non sappiamo ancora se avverrà e di che importo sarà.
Possiamo solo fare una stima e iscrivere in questa voce un debito “potenziale”, solo stimato, sulla base di quanto possiamo conoscere (magari chiedendo un parere scritto all’avvocato) alla data di chiusura del bilancio. Sugli accantonamenti torneremo in dettaglio in un prossimo articolo.
La voce C è relativa ai debiti nei confronti del personale dipendente per il trattamento di fine rapporto (TFR) maturato alla data di chiusura del bilancio.
La voce D è relativa ai debiti in generale ed è suddivisa in come segue:
D) Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio successivo:
1) obbligazioni;
2) obbligazioni convertibili;
3) debiti verso soci per finanziamenti;
4) debiti verso banche;
5) debiti verso altri finanziatori;
6) acconti;
7) debiti verso fornitori;
8) debiti rappresentati da titoli di credito;
9) debiti verso imprese controllate;
10) debiti verso imprese collegate;
11) debiti verso controllanti;
((11-bis) debiti verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti;))
12) debiti tributari;
13) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale;
14) altri debiti.
La suddivisione delle voci è per tipologia del soggetto creditore (banche, fornitori, Enti previdenziali ecc.).
Le voci 1) e 2) sono relative alle “obbligazioni”, ovvero ai debiti verso finanziatori che hanno sottoscritto titoli obbligazionari finanziando la nostra società.
La voce 6) riguarda gli acconti ricevuti dai clienti. Questi ultimi sono un debito fino a quando non avremo consegnato loro, ad esempio, la merce.
La voce 8) riguarda debiti rappresentati da titoli di credito (di solito cambiali).
Le voci 10) e 11) riguardano i debiti verso “imprese controllate” (società nelle quali si possiede una partecipazione di maggioranza) e “imprese collegate”, ovvero società nelle quali si possiede generalmente una partecipazione “qualificata” di almeno il 20% (10% se la società è quotata).
La voce E) riguarda “ratei e risconti passivi”. Sono voci che riguardano debiti maturati (ratei passivi) ma per i quali, ad esempio, non è ancora scaduto il pagamento. Oppure debiti per somme già ricevute (risconti passivi) ma per le quali non è ancora maturato il credito a nostro favore. Ad esempio, abbiamo riscosso un affitto anticipato.
Sui ratei e risconti, attivi e passivi torneremo in dettaglio nel seguito di questa rubrica.
Calcoliamo un importante indicatore
Siamo ora in grado di calcolare per il nostro bilancio un importante indicatore:
mezzi propri (voce A): (diviso) mezzi di terzi (voci B, C, D, E) che rappresenta l’indice di capitalizzazione.
Se ad esempio abbiamo mezzi propri = 100.000 euro e mezzi di terzi = 500.000 euro l’indice sarà pari a:
100.000: 500.000 = 0,20
Se invece avessimo mezzi propri euro 250.000 e mezzi di terzi euro 500.000 il risultato sarebbe:
250.000: 500.000 = 0,50
La seconda azienda è molto meglio capitalizzata rispetto alla prima. Più l’indicatore ha un valore elevato più l’azienda è da considerarsi solida!
A cura di Egidio Veronesi