Nel panorama del mercato del lavoro italiano emergono segnali di malessere, oltre alla fuga di cervelli all’estero e alla crescente difficoltà nel reclutare figure professionali qualificate. Un’indagine condotta da InfoJobs, leader italiano nella ricerca di lavoro online, su un campione di 158 aziende e oltre 1.300 candidati, rivela che le aziende italiane non stanno adottando sufficienti misure concrete per trattenere i propri talenti.

Cosa emerge dallo studio

Secondo lo studio, il 48,6% dei lavoratori esprime insoddisfazione sul lavoro attuale e cerca nuove opportunità professionali. Tuttavia, il 57,1% delle aziende non ha intrapreso azioni per contrastare questa tendenza.

Anche se la perdita di un dipendente è considerata dannosa per l’azienda, solo il 42,9% delle aziende ha cercato attivamente di trattenere i talenti. Al contrario, il 56% delle aziende ha deciso di non intervenire, attribuendo la propria scelta al prestigio e all’ottimo ambiente di lavoro offerti (56%) o alla mancanza di fondi (33,6%). Allo stesso tempo, il 10,3% ritiene che una volta presa la decisione di lasciare un’azienda, nulla possa influenzare la scelta del dipendente.

Per le aziende che hanno deciso di agire, i metodi più comuni per trattenere i talenti includono aumenti di stipendio (52,7%), lavoro ibrido (31%), pacchetti di welfare aziendale (31%), percorsi di carriera chiari (27,3%) e maggiore formazione (20%).

In questo contesto emergono due concetti cruciali: reskilling e upskilling.

Reskilling e upskilling: significato

Il reskilling rappresenta un processo cruciale nel contesto attuale del mercato del lavoro, caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici e strutturali. Consiste nell’acquisizione di nuove competenze necessarie per svolgere ruoli lavorativi diversi da quelli precedentemente ricoperti. Questo può essere motivato da molteplici fattori, come l’evoluzione delle tecnologie, la ristrutturazione aziendale o l’emergere di nuove opportunità di carriera. Attraverso il reskilling, i lavoratori possono adattarsi in modo efficace ai cambiamenti del mercato del lavoro, aumentando la loro employability (occupabilità) e la loro capacità di contribuire in settori emergenti.

L’upskilling, invece, rappresenta un’importante strategia per migliorare e potenziare le competenze già possedute dai lavoratori. Questo processo mira a sviluppare le capacità esistenti, fornendo agli individui gli strumenti necessari per essere competitivi in un ambiente lavorativo in continua evoluzione. L’upskilling può assumere molteplici forme come:

  • Formazione tecnica specifica;
  • Crescita delle competenze trasversali come la leadership, la comunicazione e la risoluzione dei problemi.

In un contesto in cui l’innovazione e la specializzazione sono sempre più importanti, l’upskilling diventa essenziale per garantire la rilevanza e la competitività nel mercato del lavoro.

Quante aziende utilizzano il reskilling e quante l'upskilling

Il reskilling è adottato da quasi il 60% delle aziende coinvolte, con valutazioni diverse sulla sua efficacia. Alcune aziende lo utilizzano per limitare il turnover (24,8%), trattenere dipendenti validi (17,1%), o aumentare la propria credibilità dopo la “Great Resignation” (17,1%).

L’upskilling, invece, è considerato dalle aziende come una chiave per aumentare la competitività attraverso la valorizzazione dei dipendenti (37,9%). Tuttavia, il 33,7% ritiene che chi desidera cambiare lavoro potrebbe non accettare questa alternativa.

L'intelligenza artificiale nelle gestione delle risorse umane

Infine, lo studio ha esplorato l’impatto dell’intelligenza artificiale nella gestione delle risorse umane. Sebbene la maggior parte delle aziende intervistate (65,4%) ritenga che l’IA sia ancora lontana dall’essere implementata in azienda, il 19,2% la vede come un aiuto nella selezione del personale. Allo stesso tempo, il 7,7% delle aziende ritiene che l’IA possa snellire le procedure e far emergere il talento individuale, mentre un altro 7,7% la percepisce come una minaccia per molti lavori, non solo nell’ambito delle risorse umane.

 

A cura di Andrea Bergonzoni