Laureato in economia e commercio all’Università di Bologna, da circa quarant’anni eserciti la professione di commercialista. Quali sono, a tuo avviso, i cambiamenti più significativi che hanno interessato questo mestiere?
La professione del commercialista è sicuramente quella che ha risentito più di tutte dell’evoluzione tecnologica, passando gradualmente dalla gestione cartacea di tutti i documenti a quella digitale. Anni fa i clienti portavano cartelline gonfie di documenti da smistare e per presentare le dichiarazioni dei redditi occorreva presentarsi fisicamente allo sportello degli uffici fiscali con plichi di fogli. Oggi, con la fatturazione elettronica si fa tutto “on line” e i processi di lavoro collegati hanno beneficiato di un’accelerazione straordinaria.
Di conseguenza anche il rapporto con il cliente è stato rivoluzionato ma deve restare centrale, pur adattandolo alle nuove forme di comunicazione.
La professione del commercialista è in crisi, in seguito a un notevole calo dei tirocinanti e a una mancanza di attrattività della professione. A tuo avviso, da cosa deriva questa mancanza e come la si potrebbe affrontare?
Svolgere la professione significa assumersi responsabilità e impegni che finiscono, talvolta, per condizionare anche la vita privata. Si dice che le nuove generazioni siano meno propense al sacrificio e siano caratterizzate da una generale voglia di “deresponsabilizzazione” che colpisce un po’ tutta la nostra epoca.
Per quei giovani, invece, che vogliono avvicinarsi a questo mestiere, cosa consigli?
La nostra consulenza spazia in ambiti molto diversi e ognuno può trovare la specializzazione che più si addice alle sue inclinazioni. Dopo il percorso di studi bisogna approcciarsi al lavoro con un po’ di pazienza e i risultati arriveranno.
Negli ultimi anni, sempre più studi professionali si sono aggregati e si stanno aggregando. Siamo in un contesto in cui per competere è necessario “unire le forze”. Ma quali altri aspetti sono necessari per competere nel mercato di riferimento?
Comunicare. Il rischio della tecnologia è che finisca per sopraffare il rapporto con il cliente, che invece deve restare al centro dell’attenzione.
Quali sono le maggiori difficoltà che gli Studi di commercialisti in Italia stanno affrontando?
Le statistiche nazionali sulle dimensioni degli studi nella nostra categoria continuano a segnalare la necessità di spingere sull’aggregazione per arrivare ad un numero medio di addetti che sia maggiore. Ma bisogna essere disposti ad un cambio di prospettiva: da concorrenti a colleghi. E poi bisogna saper gestire le dinamiche nei rapporti che si vengono ad instaurare tra colleghi.
Parallelamente avanzano le difficoltà legate allo scarso ricambio generazionale.
Si parla sempre di più di intelligenza artificiale e di come quest’ultima rivoluzionerà il modo di lavorare di tanti settori. A tuo avviso, come potrà incidere l’intelligenza artificiale nel mondo dei professionisti?
L’intelligenza artificiale è solo un altro strumento che potrà dare in futuro un contributo eccezionale in tutti i settori, a patto che resti uno strumento e non diventi il protagonista.
Perché un cliente dovrebbe scegliere di farsi seguire dallo Studio M&W?
Perché’ il nostro modello organizzativo a “team di lavoro” mira a mantenere il rapporto diretto con il cliente, che può esserci in uno studio di piccole dimensioni. Beneficiando, però, dei vantaggi di una struttura di grandi dimensioni con professionisti specializzati in vari settori.
Intervista a cura di Rebecca Molinari