Simone Vincenzi laureato in economia presso l’Università di Parma. Specializzato in questioni relative alla gestione delle imprese, valutazione d’azienda, sviluppo di impresa, controllo di gestione, pianificazione economico-finanziaria e business plan.

A tal proposito, com’è cambiato a tuo avviso il modo di fare impresa in Italia?

Il mondo cambia, lo fa di continuo, e gli imprenditori devono dimostrare di potersi adattare altrettanto velocemente. Stiamo vivendo profondi cambiamenti sotto diversi aspetti e in particolar modo nell’etica imprenditoriale e nell’evoluzione dei processi grazie all’Intelligenza Artificiale.

Fare impresa oggi significa impattare positivamente sulle persone e sull’ambiente, mentre si genera profitto.

Le imprese devono operare in maniera responsabile, sostenibile, inclusiva e trasparente per garantire un futuro alla propria organizzazione.
Responsabilità e sostenibilità” vanno intesi come presa di coscienza che il soddisfacimento dei bisogni della generazione di oggi non deve compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.

Secondo un recente articolo di Euroconference tra i soggetti che hanno contribuito a un immobilismo della cultura d’impresa in Italia ci sono: il Legislatore (in particolare il Legislatore Fiscale) e, per diretta conseguenza, la classe dei commercialisti.

Sei d’accordo con questa affermazione?

La classe dei commercialisti è ampia e al suo interno vi sono validi professionisti, ma anche figure che non possiedono la necessaria vision per contribuire ad un’evoluzione positiva della cultura d’impresa.

Dall’altra parte abbiamo un Legislatore Fiscale che continua sulla strada delle contraddizioni e che non garantisce un sistema fiscale semplice, chiaro e trasparente a chi vuole fare impresa.

Quanto è importante la cultura aziendale e come si combina/integra con le pratiche di controllo di gestione?

Il processo di pianificazione e controllo delle performance non può prescindere dal prendere in considerazione un’analisi adeguata della cultura all’interno dell’impresa. Gli strumenti di pianificazione e controllo devono entrare a far parte della cultura aziendale, essere condivisi e accettati da chi fa parte dell’impresa, onde evitare meccanismi di resistenza al cambiamento.

Gli imprenditori devono fare attenzione a non buttarsi allo sbaraglio portando avanti progetti imprudenti e svincolati da una logica di programmazione e pianificazione corretta.

A tuo avviso, quali sono gli strumenti necessari per fare impresa oggi?

Partendo dal presupposto che per fare impresa occorre un’ idea imprenditoriale adeguata, dal punto di vista tecnico serve necessariamente una conoscenza di base di quelle che sono le dinamiche economico finanziarie (business plan, budget, comprensione dei margini, pianificazione dei flussi di cassa anche previsionali attraverso la Business Intelligence etc.) al fine di poter governare e avere il controllo consapevole della propria impresa.

A queste vanno aggiunte le competenza chiamate “Soft Skills”, che sono altrettanto necessarie per fare business come, ad esempio, capacità relazionali e comunicative, capacità di comprendere il contesto, capacità di adattarsi al cambiamento, capacità di creare una struttura inclusiva, avere un adeguato mindset digitale etc.

Qual è la più grande sfida che gli Studi di commercialisti devono affrontare nel mercato odierno per fare consulenza alle imprese?

Non esiste, nel mondo che cambia, il professionista che possa dire” Faccio tutto io”.

La risposta corretta è, invece:

”Abbiamo le competenze specifiche, gli strumenti specialistici e le conoscenze per creare un team di lavoro col quale l’imprenditore potrà collaborare. Lo scopo del team è dare concretezza al progetto imprenditoriale collaborando in funzione del risultato finale “.

In questo contesto i professionisti devono imparare a fare squadra e sviluppare competenze che vadano oltre la classica consulenza fiscale, ovvero fornire consulenza strategica, perché la competenza vera è la capacità di indicare all’imprenditore soluzioni che gli consentano di perseguire i propri progetti in un mondo che cambia velocemente.

Intervista a cura di Rebecca Molinari