In questo articolo esaminiamo quali sono le possibili strategie di risparmio fiscale, partendo dalla scelta della forma giuridica con cui gestire la propria impresa.

Come vuoi gestire la tua attività?

Una prima valutazione da fare riguarda il “come” gestire un’attività: meglio prendere una partita iva individuale? costituire una società di persone oppure una società di capitali? (la classica S.r.l. per intenderci).

Sicuramente aprire la partita Iva e poi cancellarla ha costi  molto inferiori rispetto alla costituzione di una società che va aperta e anche chiusa con un atto notarile, qualora l’attività non dovesse andare come sperato.

Ma tralasciando le valutazioni relative ai costi che ciascuna scelta comporta, possiamo affermare che la forma giuridica per cui si opterà andrà a determinare una diversa tassazione, e non solo.

L’entità del reddito che si andrà a dichiarare, infatti, potrebbe far cambiare la scelta in senso opposto.

Forme di tassazione

Le forme di tassazione previste dalla normativa fiscale sono:

  • 1) quella delle persone fisiche (che presenteranno la classica dichiarazione dei redditi ogni anno);
  • 2) la tassazione delle società di persone (il cui reddito è dichiarato dai soci);
  • 3) la tassazione delle società di capitali (il cui reddito è dichiarato dalla società stessa).

Focalizziamoci ora solamente sulla tassazione dei due diversi tipi di società. La ditta individuale viene infatti tassata come se fosse una società di persone con un unico socio.

Le società di persone

Le società di persone alla fine di ciascun anno determinano il reddito con il proprio bilancio.

Il reddito non viene tassato sulla società ma sui soci, che ne dichiareranno una “quota” in base alla propria partecipazione agli utili.

Se, ad esempio, la società BETA ha un reddito di 100mila euro e due soci, TIZIO con una quota del 70% e CAIO con una quota del 30%, TIZIO dovrà sommare agli altri propri eventuali redditi 70mila euro e CAIO 30mila.

Quando la tassazione viene applicata alle persone fisiche ,quindi sia imprenditori individuali che soci di società di persone, si avrà una tassazione che viene definita “progressiva” che sta a significare che più alto è il reddito e più alta è la tassazione.

Le aliquote sono le seguenti:

 

Limite inferiore

 

Limite superiore

 

Aliquota

DA

0

FINO A

15.000

23%

DA

15.000

FINO A

28.000

25%

DA

28.000

FINO A

50.000

35%

OLTRE

50.000

43%

Su ogni scaglione di reddito viene applicata un’ aliquota diversa e crescente. Il reddito complessivo della persona fisica viene di fatto “affettato”, cioè su ogni fascia di reddito si applica uno scaglione crescente.

Ragionamenti non sempre esatti...

A volte mi capita di sentire questo ragionamento:

“se guadagno di più “mi scatta” un’aliquota più alta e pago più tasse.”

Il ragionamento è sbagliato!
Solamente sul “di più”, ovvero sulla parte eccedente di reddito, applicherò l’aliquota più elevata. E’ naturale che il reddito oltre 50mila euro sarà tutto tassato al 43%, oltre alle addizionali regionali e comunali che comportano una tassazione ulteriore mediamente pari al 2%.

Le società di capitali

La loro tassazione viene definita “proporzionale“, perché l’aliquota è sempre il 24%, sia per un reddito di 1.000 euro che per un milione. Le imposte sono esattamente proporzionali al reddito dichiarato.

Qual è, dunque, la forma di società più conveniente tra le due?

La risposta è: dipende!

Oltre alla facile conclusione che è più conveniente la tassazione delle società di persone per redditi fino a 28mila euro, va fatta una considerazione ulteriore:

Cosa intendo fare del reddito una volta tassato? Lo prelevo tutto oppure lo reinvesto?

Questa considerazione è molto importante perché se il socio di S.r.l decide di prelevare gli utili realizzati dovrà pagare una tassa secca del 26% (cedolare sui dividendi).

Facciamo quindi due calcoli considerando il caso in cui il socio debba tassare un utile di 50mila euro:

Società di persone

fino a 15.000 paga il 23% = 3.450 euro

da 15.000 a 28.000, e quindi su 13.000, paga il 25% = 3.250 euro

da 28.000 fino a 50.000, e quindi su 22.000, paga il 35% = 7.700 euro

In totale quindi la tassazione sarà: 3.450 + 3.250 + 7.700 = 14.400 euro (imposta sulle persone “Irpef”)

L’aliquota effettiva sarà: 14.400/50.000×100 = 28,8% + “circa” il 2% di addizionali. Siamo intorno al 31%.

Società di capitali

50.000 x 24% = 12.000 (imposta sulle società “Ires”)

Rimangono da prelevare 50.000 – 12.000 = 38.000 euro a cui applico la cedolare del 26% = 9.880 euro

La tassazione complessiva sarà 12.000 (Ires) + 9.880 (cedolare) = 21.880 euro e quindi 21.880/50.000×100 = 43,76%

Se aumenta il reddito il divario si assottiglia, ma non potrà mai rappresentare un risparmio apprezzabile perché se prelevo tutti gli utili della S.r.l. pagherò sempre complessivamente (Ires + cedolare) il 43,76% mentre con la tassazione sulle persone fisiche (progressiva) pagherò meno fino a circa un reddito di 80mila euro.

La conclusione

La conclusione quindi è:

se reinvesto gli utili nell’azienda e non li prelevo allora meglio una società di capitali (la S.r.l. per intenderci), perché se guardo all’esempio fatto dopo aver pagato il 24% di imposta (Ires) il restante 76% riamane in azienda.

Se per contro volessi prelevare gli utili per poi rimetterli in azienda allora farei una scelta sbagliata, perché togliendo la tassazione delle persone fisiche (che oltre 50mila euro è pari al 43% + 2% medio di addizionali) mi rimarrebbe solo il 55% degli utili da reinvestire (anziché il 76% se lasciassi gli utili in azienda).

Per decidere quale tipologia di società scegliere per attuare una corretta pianificazione fiscale dovremmo, quindi,  ipotizzare: quale sarà l’utile che ci aspettiamo dall’azienda ? e quale sarà la nostra politica di imprenditori ? preleviamo tutti gli utili oppure li reinvestiamo ? oppure ne preleviamo un po’ e il resto lo reinvestiamo?.

Queste sono solo alcune delle diverse variabili in gioco.

Infine due ultime considerazioni: con la riforma che intende fare l’attuale governo potrebbero cambiare gli scaglioni delle aliquote Irpef, riducendosi a tre e con aliquote meno incisive.

Si pensa poi di ripescare l’IRI (imposta sul reddito di impresa) già proposta da precedenti governi e mai realizzata, che consentirebbe di tassare il reddito di impresa delle persone fisiche e le società di persone al 24% (come le S.r.l.) e di assoggettare all’imposta “progressiva” (scaglioni Irpef) solo il reddito prelevato.

Vedremo gli sviluppi del prossimo futuro, che dipenderanno anche dalle coperture finanziarie, sempre molto risicate….

A cura di Egidio Veronesi