Nelle settimane scorse abbiamo affrontato alcuni argomenti, molto gettonati in rete, sulle strategie di risparmio fiscale. Il motto del consulente di turno è sempre lo stesso:

”grazie a noi applicheremo alle vostre aziende le strategie di risparmio fiscale che solo le multinazionali possono permettersi”.

A conti fatti i vari espedienti “miracolosi” si rivelano quasi sempre di ben poca consistenza con la ovvia conclusione che spesso conviene lasciar perdere. Sono strumenti giuridici che vanno utilizzati solamente nel loro naturale contesto, e non da utilizzare con la sola finalità di risparmiare imposte. Per non parlare della bufala che si possono prelevare gli utili pagando il solo 1,2% di imposte.

Come visto ampiamente negli scorsi articoli si possono sì prelevare gli utili pagando l’1,2%, ma solo mettendoli in un’altra società, tornando così punto e a capo.

Di seguito gli articoli in cui ne abbiamo parlato:

La tassazione Irpef sulle persone fisiche

Passiamo ora alla tassazione Irpef sulle persone fisiche. Le aliquote per il 2023 sono:

  • Fino a 15.000 euro-> aliquote 23%
  • Oltre 15.000 euro fino a 28.000 euro-> aliquote 25%
  • Oltre 28.000 euro fino a 50.000 euro-> aliquote 35%
  • Oltre 50.000 euro-> aliquote 43%

Al momento sono allo studio con la riforma fiscale, che dovrebbe partire l’anno prossimo. Si stanno avanzando alcune ipotesi di riduzione degli scaglioni Irpef ma, generalmente, tutte queste proposte di revisione, prevedono la tassazione al 43% dei redditi oltre i 50.000 euro.

Consideriamo inoltre che le addizionali Regionali e Comunali complessivamente sommano un altro 2%. Dunque avremo comunque una tassazione marginale (sopra i 50.000 euro) del 45%.

Una precisazione

Non è vero che se aumenta il reddito poi “scatta” l’aliquota più alta che si applica all’intero reddito.

Il calcolo viene fatto suddividendo il reddito per scaglioni e su ogni scaglione si applicherà l’aliquota relativa. Quindi che io abbia un reddito di 20.000 euro o di 200.000 euro poco cambia, poiché sui primi 15.000 euro (primo scaglione) pagherò sempre il 23% di Irpef.

Quali possono essere dunque le strategie di risparmio fiscale per ridurre l’Irpef?

La risposta è: suddividere il reddito tra più persone. Quindi se ho un’azienda che mi dà un reddito medio di 100.000 euro all’anno e riesco a dividerlo tra più persone, avrò complessivamente una tassazione sensibilmente inferiore.

Facciamo il calcolo delle imposte (Irpef) su un reddito di 100.000 euro:

Scaglione di reddito Aliquota Scaglione da tassare Imposta
Fino a 15.000 23% 15.000 3.450
Da 15.000 a 28.000 25% 13.000 3.250
Da 28.000 a 50.000 35% 22.000 7.700
Oltre 50.000 43% 50.000   21.500
TOTALI 100.000   35.900

Lasciando da parte le addizionali comunali e regionali, possiamo dire che l’Irpef su un reddito imponibile di 100.000 euro è pari al 35,9%.

Se sommo le imposte relative ai primi 3 scaglioni, supponendo di tassare 50.000 euro in capo a due soggetti diversi, avrò un’Irpef di 14.400 euro

3.450 + 3.250 + 7.700

L’Irpef in questo caso incide per il 28,8% calcolata dividendo le imposte (14.400 euro) per il reddito (50.000 euro) e moltiplicato 100.

 Se dividiamo il reddito per tre soggetti ancora meglio.

Come si arriva a questo risultato?

La risposta è semplice: basta trovare una persona fisica senza reddito a cui attribuirne una parte. Di solito la ricerca cade su un familiare che non lavora e non ha né reddito né pensione. Se però la persona ha già un reddito il discorso non funziona più, perché il reddito che andremmo ad attribuirgli sarà sommato a quelli che già possiede e quindi il beneficio svanisce.

Peggio ancora sarebbe cercare un amico o un prestanome, che poi gli utili potrà pretenderli realmente o creare problemi di varia natura.

La soluzione ottimale è quindi quella di attribuire un reddito a persone della famiglia che già lavorano nell’azienda e non percepiscono redditi. Magari regolarizzandole e versando per loro i contributi (detraibili dalle imposte), in modo da fargli avere anche una giusta pensione. Meglio spendere qualcosa di più ma versare contributi anziché imposte perché quelli, alla fine, ce li ritroviamo.

Come spostare un'attività individuale in una società?

Le modalità per spostare una attività individuale in una società, in modo da ripartire i redditi, sono diverse e tutte fiscalmente neutre, cioè non si pagano imposte.

  • Nel caso di azienda individuale si potrà costituire un’impresa familiare attribuendo redditi ai collaboratori fino al 49% (il 51% rimane sempre al titolare);
  • Nel caso di società si potrà fare un atto modificativo per inserire altri soci, magari anche solo capitalisti in modo da non creare loro responsabilità.

Attenzione però agli aspetti contributivi. Occorrerà sempre valutare se i soci o i collaboratori devono essere iscritti nelle rispettive gestioni previdenziali.

Opportunità di risparmio fiscale e di investimento

Concludiamo questo ultimo articolo segnalando un’opportunità di risparmio fiscale e di investimento rappresentato dal Fondo pensione integrativo.

Le persone fisiche possono detrarre dal reddito fino a 5.000 euro all’anno versandole in un fondo pensionistico.

Supponendo di investire 5.000 euro e supponendo di avere un reddito superiore a 50.000 euro, si avrà che il 43% (aliquota Irpef oltre 50.000 euro) verrà recuperato dalle imposte in quanto il versamento ai fondi pensione integrativi sono “oneri deducibili”.

Cosa vuole dire?

Vuol dire che vanno ad abbassare il reddito complessivo e quindi si prendono il beneficio dell’aliquota più elevata che risulta applicabile al reddito del contribuente.

Esempio pratico per capire meglio

Se ad esempio il reddito è di 40.000 euro il beneficio sarà del 35% di quanto versato al fondo pensione, perché è lo scaglione massimo che verrà applicato. Se anche il fondo pensione rende poco dobbiamo considerare che il capitale finale sarà sempre 5.000 euro (oltre agli interessi che andranno a maturare sempre su 5.000 euro).