Con la circolare del 06/02/2024 dell’Agenzia delle Entrate, nell’ambito delle disposizioni attuative della Riforma fiscale, viene disposta l’abrogazione dal 2024 della disciplina relativa all’Aiuto alla Crescita Economica (ACE).

La norma riconosce comunque la possibilità di usufruire, nei periodi d’imposta successivi, delle eccedenze pregresse non utilizzate a riduzione del reddito 2023.

Cos'è l'ACE fiscale?

L’ ACE nasce nel 2011 come incentivo alla capitalizzazione delle imprese con lo scopo di riequilibrare il trattamento fiscale tra le imprese che si finanziano con debito e quelle che si finanziano con capitale proprio (equity).

Consiste nell’ammettere in deduzione, dal reddito dichiarato, un importo corrispondente al rendimento nozionale  del nuovo capitale proprio. Il rendimento nozionale è determinato applicando un coefficiente pari all’1,3% sulla variazione in aumento del capitale proprio.

Per dirlo in maniera più semplice...

L’ACE consiste nella detassazione di una parte degli incrementi in denaro del patrimonio. Pertanto, questo si traduce in un risparmio di imposta considerevole per le imprese che reinvestono gli utili in azienda.

Nel caso in cui l’importo del rendimento nozionale, come sopra determinato, superi il reddito complessivo netto dichiarato, l’eccedenza di rendimento nozionale può essere riportata, quindi dedotta, nei periodi d’imposta successivi, senza alcun limite quantitativo e temporale.

Abrogazione e riflessioni

Le agevolazioni che si avevano con l’applicazione dell’ACE (riduzione della tassazione per le imprese che reinvestono gli utili in azienda), dovrebbero essere idealmente sostituite da una serie vantaggi fiscali previsti per le imprese che però, ancora in parte, non sono entrati in vigore.

Resta quindi ad oggi scoperto l’incentivo alla patrimonializzazione aziendale.

Tuttavia, nel decreto di abrogazione viene riconosciuta la possibilità di usufruire, nei periodi d’imposta successivi, delle eccedenze pregresse non utilizzate a riduzione del reddito 2023, fino ad esaurimento.

Tale formulazione apre ad alcune riflessioni e scelte strategiche, considerato che l’abrogazione dell’ACE comporterà di fatto la perdita degli incrementi di patrimonio netto che le società avevano accumulato dal 2011 in poi con contestuali risparmi di imposta.

Quindi cosa fare?

Per le imprese è opportuno programmare in modo quanto più possibile attento eventuali modifiche nella composizione del patrimonio netto tali da non perdere completamente il beneficio fiscale.

Le considerazioni, pertanto, ricadono su:

  • L’aumento del capitale sociale o versamenti dei soci a fondo perduto (anche mediante la rinuncia a precedenti crediti derivanti da finanziamenti dei soci) determinando un incremento della base ACE 2023 (tenendo conto del ragguaglio a giorni dalla data di versamento al 31 dicembre 2023);
  • Posticipazione al 2024 della distribuzione di dividendi ai soci ed eventuali riduzioni del patrimonio netto, per evitare effetti negativi sulla quantificazione della base ACE per l’esercizio 2023.

Questi accorgimenti tendono a massimizzare l’eccedenza del beneficio offerto dall’applicazione dell’ACE da riportare negli esercizi successivi con conseguente risparmio fiscale.

 

A cura di Elisa Ghelfi