Le modifiche al concordato preventivo biennale continuano a susseguirsi tra normative, bozze e proposte. Il tutto concorre a delineare un quadro sempre più confuso, che vede da una parte il legislatore impegnato nel tentativo di invitare quanti più contribuenti possibili all’adesione e, dall’altra parte, i contribuenti sempre più confusi e in qualche modo tentati. Nell’effettuare la scelta è bene avere ben chiare le conseguenze, che non sono certamente limitate ai soli esercizi concordati né al solo contribuente aderente.

Tale decreto, aveva previsto una serie di “sconti” per il 2024:

  • Uno specifico per i soggetti colpiti da eventi calamitosi o straordinari, proporzionato alla durata di sospensione dell’attività;
  • Uno invece concesso a tutti i contribuenti per i quali il reddito “atteso” per il 2024 risulta più alto di quello del 2023. In tal caso, solo per il 2024, invece di venir proposto il reddito atteso pieno, la proposta è pari al reddito 2023 più il 50% della differenza tra l’atteso 2024 e il dichiarato 2023.

Questo “sconto” per il 2024 è stato introdotto con l’intento dichiarato di “avvicinare gradualmente” i contribuenti al nuovo istituto. In altri termini, visto che il rischio di mancata adesione è alto, per via delle attese spesso troppo lontane (al rialzo) rispetto al dichiarato 2023, si concede uno sconto ma solo per un anno perché comunque le intenzioni sono chiare:

portare tutti i contribuenti al massimo grado di affidabilità fiscale, il prima possibile.

Un fallimento annunciato

Evidentemente anche questo sconto non è stato considerato sufficiente ad invogliare più contribuenti ad approcciare il concordato, che (almeno per il momento) pare confermarsi un fallimento annunciato, peraltro ricalcando quanto già accaduto in passato con una misura sostanzialmente anomala. L’onda lunga del concordato, poi, potrebbe andare a lambire anche i contribuenti che non aderiranno, sempre che le adesioni siano consistenti. Infatti, la presenza di un maggior numero di contribuenti con dichiarati da “10” comporterà anche la revisione al rialzo degli ISA con maggiori aspettative che, per l’effetto delle medie, andranno quindi ad incidere su tutti i contribuenti.

Orbene!  questo “patto” con l’amministrazione finanziaria pare che, nonostante gli sconti concessi o promessi, non convinca affatto ed ecco che……

il travagliato iter legislativo del decreto correttivo inerente il Concordato preventivo biennale impone una nuova programmazione per gli studi professionali e, di conseguenza, manda tutti in vacanza (per coloro che riusciranno).

Posticipi, posticipi e ancora posticipi

Tutto doveva chiudersi al 30 settembre 2024, poi al 15 ottobre 2024, poi al 31 ottobre 2024, con il rischio di arrivare, nuovamente, al 30 novembre 2024, ovvero al precedente termine di trasmissione delle dichiarazioni dei redditi, oggi anticipato. Le numerose proposte di modifica poste al vaglio dell’esecutivo dopo la prima consultazione parlamentare sembrano già preannunciare una nuova proroga dei termini di adesione, con regole profondamente differenti rispetto a quelle originariamente previste dal Decreto Legislativo n. 13 del 2024.

Per questi motivi, fino a quando non vi saranno regole certe e software aggiornati, in linea con le novità legislative, ogni attività spesa per il Concordato preventivo biennale rischia di essere persa, stravolta dalle novità che arriveranno. La curiosità per il nuovo strumento ha già indotto i professionisti all’esplorazione delle proposte di adesione, ma vista la situazione tanto vale non perdere ulteriore tempo, rimandare ogni velleità di concordato preventivo a dopo le ferie e pensare esclusivamente alla determinazione delle imposte a saldo e in acconto secondo i metodi ordinari.

Guardiamo il lato positivo

In tutto questo c’è un lato positivo: attendere l’approvazione definitiva del decreto correttivo, che dovrà necessariamente arrivare prima del 31 luglio 2024 al fine di cristallizzare la “proroga” dei termini di pagamento, sarà un’occasione utile per assaporare i chiarimenti dell’Amministrazione finanziaria sull’argomento. È impossibile, anche solo immaginare, che l’Agenzia delle Entratesi comporti come in altre occasioni simili lasciando i contribuenti, fino all’ultimo giorno, senza chiarimenti.

Auspico che con il correttivo alla mano e la circolare chiarificatrice a disposizione (si spera comprensibile) tutto sarà più chiaro. Vogliamo crederci?

 

A cura di Mariano Govoni