Spesso gli imprenditori navigano in rete alla ricerca dell’Eldorado “il risparmio fiscale” perché evidentemente un recente salasso di F24 gli hanno azzerato il conto in banca.

Il responsabile è il proprio commercialista che gliel’ha rifilato senza troppi preamboli (perché anche lui stava per andare in ferie e aveva poco tempo). E siccome in rete si trova la risposta a tutte le domande, perché non chiedere come poter risparmiare le imposte. Anche perché il proprio commercialista non può sapere tutto (il che mi sembra assolutamente naturale).

Cosa propone la rete

Tra le tante “opportunità” di risparmio fiscale che si trovano in rete, una delle maggiormente gettonate è il TFM (Trattamento di Fine Mandato) che si può attribuire agli amministratori della società.

Questo accantonamento che matura ogni anno diventa detraibile dalla società e non è tassato in capo all’Amministratore. Detta così sembra una soluzione geniale, perché il risparmio fiscale risulta evidente. L’esperto di turno che ne parla in rete e che ovviamente indica sotto il suo numero di telefono con scritto “se vuoi risparmiare le imposte chiamami” si astiene sempre dal dire che

le imposte non sono risparmiate ma solamente rinviate.

Sì perché, quell’accantonamento una volta “scaricato” dovrà poi un giorno o l’altro essere pagato all’amministratore (e ovviamente tassato). Alla fine le imposte risparmiate in tanti anni diventeranno una sanguinoso esborso quasi insostenibile quando il compenso verrà pagato.

Proviamo a quantificare il risparmio fiscale

Considerando un amministratore con un compenso lordo di 3.000 euro al mese potremmo andare a dedurre (senza correre rischi) una somma non troppo lontana da questo importo.

Precisiamo che per un dipendente viene accantonata, per legge, una somma pari allo stipendio lordo annuale diviso 13,5 (circa una mensilità all’anno).

Per l’Agenzia delle Entrate non ci si può discostare più di tanto da questo valore e un accantonamento maggiore può facilmente essere contestato. Navigando qua e là in rete si legge che l’Agenzia non può contestare l’entità dell’accantonamento e sostiene che si possa fare un accantonamento pari anche al 50% del compenso annuale.

In realtà le cose non stanno in questi termini e l’unica certezza è che l’Agenzia, in sede di controllo, lo contesterà e riprenderà la tassazione iscrivendo a ruolo imposte, sanzioni e contributi (leggasi Equitalia).

Facendo le cose regolari qualche risparmio può esserci

Un accantonamento di 3.000 euro si traduce in un risparmio (temporaneo) di imposta di 720 euro (3.000 x 24% che è l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società).

La deducibilità non è consentita ai fini Irap. Come si può capire il risparmio è abbastanza modesto, considerando anche che al momento del pagamento del TFM alla cessazione della carica dell’Amministratore, questo gli verrà tassato in pieno.

C’è tuttavia un possibile vantaggio che è quello di avere una tassazione modesta al momento della liquidazione, perché i redditi a formazione pluriennale (come il TFM che viene accantonato di anno in anno) vengono tassati separatamente (cioè non fanno cumulo con il reddito dell’anno in cui viene pagato, ma scontano l’aliquota media Irpef dei due anni  precedenti).

Per avere questo vantaggio occorre però che l’amministratore prima di cessare dal suo mandato riduca il proprio compenso al minimo per due anni e il terzo anno deve farsi pagare il compenso.

Come ben capite fare una pianificazione del genere è abbastanza difficile.

Da considerare anche che la cessazione dalla carica di Amministratore (per sostituzione o perché si passa da Amministratore unico a Consiglio di Amministrazione o viceversa) comporterà la liquidazione immediata del TFM.

Vero è che per portarsi a casa i soldi da una società occorre pagare anche un’ulteriore cedolare del 26% (la ritenuta d’imposta sui dividendi) ma va considerato che il TFM all’atto della liquidazione oltre alla tassazione subirà anche il versamento dei contributi che potrebbero arrivare al 37%.

Alla fine, dopo tanti anni, se si è bravi e fortunati, si potrà portare a casa a conti fatti (se le cose vanno quindi per il verso giusto) qualche centinaio di euro all’anno.

Concludendo

Il TFM è uno strumento che deve trovare la sua giusta collocazione quando esistono reali interessi da parte dell’Amministratore ad avere una buonuscita a causa dell’interruzione a volte inaspettata del suo rapporto di lavoro.

Quando c’è, quindi, una reale contrapposizione di interessi tra Amministratore (nel caso sia un soggetto esterno alla società) e la società stessa. Quando in pratica il TFM è un reale strumento di protezione per l’Amministratore, che ha un rapporto di lavoro che è molto aleatorio e spesso è legato ai risultati dell’azienda.

Se la previsione di un TFM deve essere finalizzata esclusivamente a un modesto risparmio fiscale perde la sua natura e la sua finalità.

Il nostro buon imprenditore farà molto meglio a dirottare le proprie energie nell’amministrare e governare bene la propria azienda e a sviluppare il proprio business!

A cura di Egidio Veronesi