Quando l’azienda è nella fase di maturità ed è profittevole può essere venduta o aggregata ad altre aziende con, ad esempio, un processo di fusione. Quando invece l’azienda è in declino nessuno sarà interessato ad acquistarla e quindi la scelta obbligata sarà la sua chiusura.
Fine di un ciclo di vita
La chiusura è la fase finale del ciclo di vita dell’azienda, in cui questa decide di cessare la propria attività per vari motivi, come ad esempio:
- la mancanza di domanda;
- la spietata concorrenza;
- i problemi finanziari;
- le dispute legali o la volontà dei proprietari.
In questa fase, l’azienda deve liquidare i suoi beni, saldare i suoi debiti e obblighi, chiudere i rapporti con i clienti e i fornitori e gestire le conseguenze sociali ed economiche della sua uscita dal mercato. La chiusura è una fase inevitabile per alcune aziende, ma può essere anche una scelta volontaria e consapevole per altre.
In tempi di crisi, un’azienda può trovarsi ad affrontare una serie di sfide che possono mettere a rischio la sua sopravvivenza. La mancanza di domanda per i suoi prodotti o servizi può portare a una riduzione delle entrate, mentre l’aumento della concorrenza può erodere la sua quota di mercato. Inoltre, problemi finanziari come l’indebitamento eccessivo o la scarsa gestione delle finanze possono compromettere la stabilità dell’azienda.
In alcuni casi, le dispute legali o le questioni regolamentari possono portare a sanzioni o a una perdita di reputazione, rendendo difficile per l’azienda continuare a operare. Infine, i proprietari dell’azienda possono decidere di chiudere volontariamente l’attività per motivi personali o per cercare nuove opportunità.
La liquidazione
La fase di chiusura di un’azienda viene definita tecnicamente “liquidazione”.
Durante la liquidazione l’azienda deve vendere i suoi beni, saldare i suoi debiti, chiudere i rapporti con i clienti e i fornitori e gestire le conseguenze sociali ed economiche della sua uscita dal mercato. La liquidazione può essere una fase inevitabile per alcune aziende.
Se ci sono ordini di clienti questi di solito vengono evasi, le opere in corso di esecuzione vengono ultimate ecc. Se non c’è possibilità di completare le commesse e ordini dei clienti occorre cercare un nuovo soggetto disposto a subentrare.
Nelle società la liquidazione è gestita da uno o più liquidatori. Nelle imprese individuali a compiere le operazioni di liquidazione provvederà il titolare con i suoi collaboratori.
Una volta venduti tutti i beni e riscossi tutti i crediti e pagati tutti i debiti, si potrà distribuire il denaro rimanente ai soci sulla base di un “piano di riparto”. Nel caso dell’impresa individuale l’imprenditore potrà prelevare le somme rimaste nel conto dell’azienda e versarle sul suo conto corrente.
Pagare i debiti: sì, forse, no
Cosa succede se il ricavato della vendita dei beni e dei crediti incassati non è sufficiente a pagare tutti i debiti?
Occorre pagare i creditori nell’ordine dei privilegi stabiliti dalla legge (dipendenti, artigiani, professionisti, agenti di commercio). Tra i creditori c’è anche l’Erario per le imposte. Dopo aver pagato interamente i creditori privilegiati si potrà distribuire quanto resta tra i creditori che non sono muniti di privilegio. Se non vengono rispettate queste regole i liquidatori saranno chiamati in causa per rimborsare i creditori.
Questo discorso vale ovviamente per le società a responsabilità limitata e non per i soci di società di persone o l’imprenditore individuale, che rimangono responsabili verso i creditori con tutto il loro patrimonio personale.
Ultimata la liquidazione non resta altro che cancellare la società dal Registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio e chiedere la cancellazione della partita IVA all’Agenzia delle Entrate.
A cura di Egidio Veronesi
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