A prescindere che si tratti di passaggio generazionale o dell’ingresso di nuovi soci, sarà necessario stimare il valore dell’azienda.

Una domanda frequente dell’imprenditore è :

quanto vale la mia azienda?

Questo permette all’imprenditore non solo di avere un’ idea di massima del valore che è riuscito a creare nell’arco di tempo della propria vita imprenditoriale, ma gli permette anche di donarla a un erede senza ledere i diritti ereditari degli altri eredi come figli, coniugi ecc.

Chi può fare la valutazione?

La prima cosa da fare è individuare un professionista nel quale riporre fiducia e che abbia anche la necessaria esperienza nella valutazione di aziende. Di solito se ne occupano i commercialisti specializzati in questo tipo di attività.

Il procedimento della valutazione

Per una corretta valutazione dell’azienda è importante, in prima battuta, scomporre idealmente il patrimonio aziendale in alcune componenti che sono:

  • Enterprise value (in italiano il valore dell’impresa) – questo comprende normalmente i macchinari, le scorte, l’avviamento, crediti e debiti commerciali;
  • PFN (o posizione finanziaria netta) – comprende i depositi e la liquidità a cui vanno sottratti i finanziamenti. Per alcuni interpreti la PFN comprende anche i debiti per il TFR;
  • Extra asset – sono i beni non necessari per il funzionamento dell’azienda come ad esempio: partecipazioni in altre società, fabbricati affittati a terzi.

Per valutare gli extra asset è sufficiente un esperto dei beni da valutare, mentre la posizione finanziaria netta non richiede alcuna valutazione in quanto è un valore oggettivo. I problemi si hanno quando si dovrà stimare il cosiddetto enterprise value.

La stima dell’Enterprise value

Esistono diversi metodi per stimare l’enterprise value di un’azienda. I più comuni sono:

1). Metodo dei flussi di cassa scontati (DCF)

Il metodo DCF stima il valore di un’azienda basandosi sui flussi di cassa futuri che essa genererà, attualizzati al loro valore presente. Questo metodo richiede:

  • Previsione dei flussi di cassa futuri (liquidità generata dalla gestione dei singoli esercizi);
  • Determinazione del tasso di sconto appropriato (i flussi di cassa futuri vanno ridotti degli interessi impliciti in quanto verranno percepiti solamente in un periodo futuro);
  • Calcolo del valore terminale (ossia quanto varrà l’azienda alla sua cessazione).

Il risultato finale è il “valore attuale” dei flussi di cassa futuri (cioè scontati), che rappresenta l’EV ovvero l’Enterprise Value.

2). Multipli di mercato

I multipli di mercato confrontano l’azienda con altre società simili nel settore. I multipli più comuni utilizzati sono:

  • EV/EBITDA (Valore aziendale su utili prima di interessi, tasse, deprezzamento e ammortamento);
  • EV/EBIT (Valore aziendale su utili prima di interessi e tasse).

Questo metodo prevede la selezione di un multiplo di mercato medio e la sua applicazione ai dati finanziari dell’azienda in esame.

Si prenderà l’utile dell’esercizio, si sommeranno ammortamenti e interessi per ottenere l’EBITDA. Questo verrà moltiplicato per un multiplo (di solito compreso tra 4 e 7). Per aziende tecnologiche il multiplo è più alto e può arrivare anche a 20 volte l’EBITDA.

In conclusione

Ho descritto i metodi di valutazione in modo abbastanza schematico e semplice, ma nella valutazione delle aziende possono entrare in campo molte variabili e solamente un professionista qualificato potrà prenderle in considerazione e attribuire loro il giusto peso.

Una volta determinato l’ enterprise value basterà sommare la “posizione finanziaria netta” e gli “extra asset” e il gioco è fatto. Avremo il valore della nostra azienda.

 

A cura di Egidio Veronesi